India, governo vuole costruire templi indù al posto delle moschee

Secondo i media nazionali, il “piano anti-moschee” promosso dal premier Modi servirebbe ad accrescere il consenso del Bjp negli ambienti induisti radicali, in vista delle elezioni generali del maggio 2019

India, governo vuole costruire templi indù al posto delle moschee

In India, il governo, espressione del partito nazionalista Bharatiya Janata Party (Bjp), ha in questi giorni annunciato l’avvio di una campagna “patriottica”, diretta a “restaurare l’anima induista della nazione”. Le autorità intendono “eliminare le tracce” della dominazione islamica del Paese, attuata in passato dagli “invasori turco-mongoli”. L’iniziativa del premier Modi mira infatti ad abbattere le moschee edificate, tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo, dalla dinastia musulmana dei Moghul su aree considerate “sacre” dai fedeli induisti. Al posto degli edifici additati quali “simboli dell’occupazione straniera” sorgeranno “grandiosi templi indù”.

La prima moschea a essere rimossa, nel quadro della campagna promossa recentemente dal Bjp, sarà quella della città di Ayodhya, nell’Uttar Pradesh, il più popoloso Stato federato dell’Unione. L’edificio islamico, eretto tra il 1528 e il 1529 per ordine dell’imperatore Moghul Babur, sorgerebbe infatti sulle rovine del palazzo in cui sarebbe nato il principe Rama, nel quale, secondo i testi sacri dell’induismo, si sarebbe incarnato il dio Visnù. Nel 1992, tale moschea era stata assaltata dai fondamentalisti indù e, da allora, questi ultimi hanno costantemente organizzato imponenti manifestazioni di protesta nelle vicinanze del complesso religioso fatto costruire da Babur, dirette a reclamare il “ritorno di Ayodhya all’anima induista della nazione”.

La “svolta anti-islamica” del premier Modi è stata salutata con grande entusiasmo dalle organizzazioni nazionaliste. Ad esempio, il movimento Vishwa Hindu Parishad ha espresso “pieno sostegno” alla “campagna di purificazione” propugnata dal governo centrale. Critiche al progetto avanzato dal Bjp sono invece state espresse dal Congresso Nazionale Indiano, principale formazione politica di opposizione. Tramite un comunicato, tale partito ha esternato “profonda preoccupazione” per le recenti decisioni dell’esecutivo, etichettate come “intolleranti” e “integraliste”.

Secondo i media nazionali, la

“campagna anti-moschee” annunciata dal premier Modi servirebbe a quest’ultimo per aumentare il proprio consenso negli ambienti induisti radicali, in vista delle elezioni generali del maggio 2019.

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