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Iran, il giallo dell'aereo caduto: il volo in Italia e i dubbi sull'avaria

Prima di schiantarsi al suolo, l’aereo della Ukraine International Airlines aveva operato due voli per la terza volta in una settimana tra l’aeroporto di Milano Malpensa e quello Kiev

Iran, il giallo dell'aereo caduto: il volo in Italia e i dubbi sull'avaria

L’aereo caduto questa mattina a Teheran in circostanze ancora da chiarire aveva operato due voli per la terza volta in una settimana tra l’aeroporto di Milano Malpensa e quello Kiev, prima di schiantarsi al suolo in circostanze ancora da chiarire.

Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, il Boeing 737 di Ukraine International Airlines, cioè la compagnia aerea nazionale dell’Ucraina, avrebbe transitato per ben due volte in Italia per effettuare i due collegamenti tra lo scalo lombardo e la capitale ucraina. La conferma arriverebbe direttamente dalle piattaforme che tracciano i movimenti dei velivoli.

Il velivolo ha operato il volo PS311 da Kiev a Milano Malpensa il giorno martedì 7 gennaio, decollando alle 10:46 ora locale (le 9:46 in Italia) e atterrando sulla pista lombarda alle 12:09, per poi agganciarsi al finger del Gate B alle 12:12. Dopo tre ore lo stesso aereo è ripartito verso il suo hub con il volo PS312, arrivando a destinazione con un ritardo quantificabile in una ventina di minuti. In quel momento l’orologio segnava le ore 18:45 (le 17:45 italiane).

A Malpensa il Boeing sarebbe stato controllato come da prassi: analisi visiva dell’esterno del mezzo, ricerca di eventuali anomalie, perdite d’olio, verifica delle gomme e della presenza di criticità ai freni o ai motori. Tutto regolare.

Le ipotesi e quegli indizi da non sottovalutare

Le ipotesi sull’incidente dell’aereo, che tra l’altro ha causato la morte dell’intero equipaggio formato da oltre 170 persone, sono due: un problema tecnico del mezzo oppure il lancio di un missile sparato, per errore, dai pasdaran iraniani.

Nel primo caso bisogna tuttavia considerare che i simulatori di volo dei Boeing 737 possono contare sulla cosiddetta engine failure, cioè il malfunzionamento al motore. Questo significa che gli ufficiali delle compagnie dovrebbero essere in grado di riportare il velivolo a terra e in sicurezza, anche alla presenza di un motore in avaria. Cosa non avvenuta in Iran.

Come se non bastasse, i vertici della compagnia ucraina hanno dichiarato che quell’aereo era uno dei migliori della loro flotta e che non presentava alcun tipo di problema. L’ultimo controllo era stato effettuato ieri, il giorno prima della tragedia.

Le autorità dell’Iran hanno recuperato le due scatole nere dell’aereo (una registra i dati di volo, l’altra gli audio della cabina di pilotaggio) ma non hanno alcuna intenzione di inviarle a Washington. Le analisi saranno effettuate in loco.

In mezzo a tutto questo l’ambasciata ucraina in Iran ha cambiato versione. In un primo momento la sede diplomatica che risponde a Kiev aveva parlato di un “guasto al motore”; successivamente la prima nota è stata cancellata. Al suo posto è apparsa una frase inequivocabile: “Eventuali dichiarazioni relative alle cause dell’incidente prima di una decisione della commissione non sono da ritenersi ufficiali”.

Tradotto: le cause sono ancora da chiarire.

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