Coronavirus

Le Isole Faroe: dove il coronavirus non ha trionfato

Alla base della vittoria della piccola comunità scandinava contro il coronavirus vi sarebbe principalmente l’intuizione di un veterinario

Le Isole Faroe: dove il coronavirus non ha trionfato

Le Isole Faroe, arcipelago di 18 atolli sparsi nell’Atlantico del Nord tra Islanda e Scozia, sono l’unica nazione europea senza morti da coronavirus e si preparano a tornare alla normalità dopo le misure di isolamento precauzionali finora in vigore lì. Tali isole, popolate da quasi 52mila anime e che tecnicamente dipendono dalla Danimarca ma dispongono di un parlamento, di una propria bandiera e persino di una rappresentanza calcistica nazionale, sembrano infatti essere riuscite a domare agevolmente la devastante infezione che sta piegando il mondo intero. In tutti i continenti, la pandemia di Covid ha ad oggi tolto la vita a oltre 115mila persone.

Il piccolo Stato insulare invece, rimarca La Stampa, sembra essersi messo definitivamente alle spalle la pagina nera dell’emergenza sanitaria. A simboleggiare il successo conseguito dall’arcipelago nordico nella lotta contro il nemico virale sono i seguenti numeri, citati dal quotidiano torinese.

Il totale dei residenti risultati positivi al Covid non arriva a 200 e nessuno dei malati è deceduto. Attualmente, sono poco più di 40 gli individui ancora infettati e una sola persona è ricoverata lì in ospedale. Da una settimana, inoltre, non si registrano nuovi contagi.

Alla base dell’efficiente contenimento del coronavirus registratosi alle Faroe, spiega il medesimo giornale, vi è innanzitutto, a parte la ridotta popolazione isolana, la tempestività delle istituzioni del posto nell’adottare misure restrittive prudenziali.

Il premier dell’arcipelago, Bárður á Steig Nielsen, ha appunto, già all’inizio dell’anno, immediatamente disposto la chiusura di asili nido e scuole, senza però vietare ai cittadini di uscire per strada, purché rispettassero la distanza interpersonale di sicurezza.

Il trionfo della piccola nazione contro il morbo è però da attribuire principalmente, rivela La Stampa, alle intuizioni del veterinario Debes Christiansen, che è ormai divenuto un vero e proprio eroe della piccola comunità nordica.

Egli, responsabile del Laboratorio nazionale per le malattie di pesci e animali istituito nella capitale locale Tórshavn, ha infatti bruciato sul tempo il Covid allertando le autorità delle Faroe già a metà gennaio, quando l’infezione stava cominciando a diffondersi a Wuhan.

Il veterinario aveva allora, ricostruisce il quotidiano, sollecitato il governo del territorio insulare ad attrezzarsi per affrontare un’imminente epidemia e avrebbe fortunatamente trovato ascolto da parte degli amministratori dell’arcipelago.

Al fine di premunire le isole contro l’avanzata dell’infezione proveniente dalla Cina, il laboratorio diretto da Christiansen, preposto a studiare le malattie dei salmoni, è stato prontamente riconvertito in un centro diagnostico specializzato nell’esaminare i tamponi anti-Covid effettuati sulle persone.

La struttura diretta dal veterinario ha quindi gestito sulle isole l’emergenza sanitaria arrivando a sottoporre a test clinici il 10% della popolazione delle Faroe ed era talmente bene attrezzata da potere fare, in caso di necessità, anche mille tamponi al giorno.

L’importanza della presenza a Tórshavn del laboratorio diretto dal veterinario-eroe è stata evidenziata da La Stampa con le seguenti parole: “A conti fatti, la salvezza di queste isole è stato il suo principale prodotto d’esportazione: il salmone. Se le Faroe avessero inviato i campioni in Danimarca e atteso gli esiti sarebbero trascorse settimane e il contagio sarebbe andato fuori controllo”.

Grazie alla riconversione in laboratorio anti-coronavirus del centro di studio sui salmoni e grazie al rispetto rigoroso della quarantena da parte della popolazione, la comunità del Nord Atlantico si appresta a tornare alla normalità senza alcuna ferita provocata dalla pandemia. Il 20 aprile, sottolinea la testata, riapriranno infatti scuole e asili, mentre due settimane dopo ricominceranno i tornei sportivi.

Questi ultimi, tuttavia, dovranno essere disputati ancora per un po’ a porte chiuse.

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