Le Isole Faroe: dove il coronavirus non ha trionfato
14 Aprile 2020 - 16:47Alla base della vittoria della piccola comunità scandinava contro il coronavirus vi sarebbe principalmente l’intuizione di un veterinario
Le Isole Faroe, arcipelago di 18 atolli sparsi nell’Atlantico del Nord tra Islanda e Scozia, sono l’unica nazione europea senza morti da coronavirus e si preparano a tornare alla normalità dopo le misure di isolamento precauzionali finora in vigore lì. Tali isole, popolate da quasi 52mila anime e che tecnicamente dipendono dalla Danimarca ma dispongono di un parlamento, di una propria bandiera e persino di una rappresentanza calcistica nazionale, sembrano infatti essere riuscite a domare agevolmente la devastante infezione che sta piegando il mondo intero. In tutti i continenti, la pandemia di Covid ha ad oggi tolto la vita a oltre 115mila persone.
Il piccolo Stato insulare invece, rimarca La Stampa, sembra essersi messo definitivamente alle spalle la pagina nera dell’emergenza sanitaria. A simboleggiare il successo conseguito dall’arcipelago nordico nella lotta contro il nemico virale sono i seguenti numeri, citati dal quotidiano torinese.
Il totale dei residenti risultati positivi al Covid non arriva a 200 e nessuno dei malati è deceduto. Attualmente, sono poco più di 40 gli individui ancora infettati e una sola persona è ricoverata lì in ospedale. Da una settimana, inoltre, non si registrano nuovi contagi.
Alla base dell’efficiente contenimento del coronavirus registratosi alle Faroe, spiega il medesimo giornale, vi è innanzitutto, a parte la ridotta popolazione isolana, la tempestività delle istituzioni del posto nell’adottare misure restrittive prudenziali.
Il premier dell’arcipelago, Bárður á Steig Nielsen, ha appunto, già all’inizio dell’anno, immediatamente disposto la chiusura di asili nido e scuole, senza però vietare ai cittadini di uscire per strada, purché rispettassero la distanza interpersonale di sicurezza.
Il trionfo della piccola nazione contro il morbo è però da attribuire principalmente, rivela La Stampa, alle intuizioni del veterinario Debes Christiansen, che è ormai divenuto un vero e proprio eroe della piccola comunità nordica.
Egli, responsabile del Laboratorio nazionale per le malattie di pesci e animali istituito nella capitale locale Tórshavn, ha infatti bruciato sul tempo il Covid allertando le autorità delle Faroe già a metà gennaio, quando l’infezione stava cominciando a diffondersi a Wuhan.
Il veterinario aveva allora, ricostruisce il quotidiano, sollecitato il governo del territorio insulare ad attrezzarsi per affrontare un’imminente epidemia e avrebbe fortunatamente trovato ascolto da parte degli amministratori dell’arcipelago.
Al fine di premunire le isole contro l’avanzata dell’infezione proveniente dalla Cina, il laboratorio diretto da Christiansen, preposto a studiare le malattie dei salmoni, è stato prontamente riconvertito in un centro diagnostico specializzato nell’esaminare i tamponi anti-Covid effettuati sulle persone.
La struttura diretta dal veterinario ha quindi gestito sulle isole l’emergenza sanitaria arrivando a sottoporre a test clinici il 10% della popolazione delle Faroe ed era talmente bene attrezzata da potere fare, in caso di necessità, anche mille tamponi al giorno.
L’importanza della presenza a Tórshavn del laboratorio diretto dal veterinario-eroe è stata evidenziata da La Stampa con le seguenti parole: “A conti fatti, la salvezza di queste isole è stato il suo principale prodotto d’esportazione: il salmone. Se le Faroe avessero inviato i campioni in Danimarca e atteso gli esiti sarebbero trascorse settimane e il contagio sarebbe andato fuori controllo”.
Grazie alla riconversione in laboratorio anti-coronavirus del centro di studio sui salmoni e grazie al rispetto rigoroso della quarantena da parte della popolazione, la comunità del Nord Atlantico si appresta a tornare alla normalità senza alcuna ferita provocata dalla pandemia. Il 20 aprile, sottolinea la testata, riapriranno infatti scuole e asili, mentre due settimane dopo ricominceranno i tornei sportivi.
Questi ultimi, tuttavia, dovranno essere disputati ancora per un po’ a porte chiuse.
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