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Kazakistan: 500 morti. L'ex tiranno Nazarbayev arresta il nipote spione

Si spara senza tregua e in galera finiscono ex premier e il capo degli 007. Putin il regista

Kazakistan: 500 morti. L'ex tiranno Nazarbayev arresta il nipote spione

Il presidente kazako Tokayev, nel corso dell'ennesima apparizione televisiva, ha affermato che da lunedì il suo Paese tornerà alla normalità. Riaprirà l'aeroporto internazionale di Almaty, ma anche i centri commerciali, così come si concluderà il black-out di internet e delle piattaforme social. Purtroppo Tokayev non ha ancora il controllo della nazione, nonostante gli oltre 4mila arresti e, purtroppo, gli almeno 500 morti, come riportano blogger e giornalisti di testate indipendenti. Al momento ad Almaty, la capitale economica kazaka, si spara senza sosta. Altri focolai di protesta si segnalano in alcune località delle regioni occidentali, per l'esattezza ad Aktobe, Maqat e Beyneu. I militari, appoggiati da battaglioni dell'esercito russo, continuano a far fuoco sui manifestanti, bollati da Tokayev come «una banda di terroristi, alcolizzati e drogati».

In attesa di capire se il generale Talgat riuscirà a ristabilire l'ordine, o se il suo pugno di ferro verrà fermato dalle pressioni internazionali, cadono le prime teste importanti. Secondo quanto riferito dal Comitato per la sicurezza nazionale, l'ex capo dei servizi segreti, ed ex premier, Karim Masimov, è stato arrestato per alto tradimento. Fedelissimo dell'ex presidente Nursultan Nazarbayev, Masimov è stato sollevato due giorni fa dalla carica che manteneva dal 2016. In manette è finito anche Samat Abish, numero due degli 007 e nipote di Nazarbayev. Il grande vecchio della politica kazaka è tutt'altro che a riposo, nonostante il passaggio di testimone con Tokayev avvenuto nel 2019. Nazarbayev, che si troverebbe ancora nella capitale Nur-Sultan, dopo voci che volevano la sua fuga a Omsk, in Siberia, non solo avrebbe ispirato la repressione, ma si starebbe consultando quotidianamente al telefono con il ministro degli Esteri russo Lavrov. Le linee sono roventi sull'asse Nur-Sultan-Mosca. Lo si desume dal lungo colloquio telefonico avvenuto ieri tra Tokayev e il presidente russo Vladimir Putin. I dettagli vengono resi noti dal Cremlino che spiega come il leader kazako stia rassicurando Putin su quanto sta accadendo nel Paese, sottolineando che la situazione sta evolvendo verso la stabilizzazione. Il presidente kazako ha anche ringraziato l'Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva (Csto), e in particolare la Russia, per l'aiuto fornito nel sedare le proteste. «I presidenti si sono scambiati punti di vista sulle misure da adottare per riportare l'ordine - ha rivelato il portavoce di Putin Dmitrij Peskov - e hanno deciso di tenere nei prossimi giorni una video-conferenza della Csto». Fonti accreditate ribadiscono tuttavia che l'esercito russo rimarrà in Kazakhistan almeno fino alla fine di gennaio.

La situazione, soprattutto dai video e dalle foto che continuano ad arrivare in Occidente attraverso la Turchia, sembra caotica, e le diplomazie fanno pressioni soprattutto su Putin, per alcuni il regista neppure troppo occulto delle proteste di piazza. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, al termine della riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dell'Alleanza Atlantica ha chiesto la fine delle violenze. «I diritti umani - ha detto - devono essere rispettati e ciò include libertà d'espressione e manifestazioni pacifiche». La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen si dice molto preoccupata», mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha invocato un'immediata de-escalation. Gli Usa incassano le provocazioni di Mosca. «Noi non ce ne andiamo da casa degli altri? E loro? Quando entrano in casa di qualcuno uccidono e violentano». Poco diplomatica anche la linea adottata da Israele, dopo che un connazionale di 22 anni è stato ucciso durante gli scontri. «Tokayev dovrà darci spiegazioni sull'accaduto.

E speriamo che siano convincenti», ha dichiarato il ministro degli Esteri Yair Lapid.

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