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"Ha lanciato un altro missile": Kim Jong-un non si ferma

Per la nona volta da inizio anno, il dittatore di Pyongyang ordina un lancio missilistico verso il mar del Giappone. Gli Usa denunciano la produzione di materiali per armi nucleari

"Ha lanciato un altro missile": Kim Jong-un non si ferma

Meno di una settimana. Tanto è trascorso dall'ultimo test missilistico della Corea del Nord, che il 27 febbraio aveva lanciato una testata balistica verso il mar del Giappone. Questa notte il Kim Jong-un ha dato di nuovo il via libera e per la nona volta da inizio anno un razzo nordocoreano ha solcato i cieli che separano Pyongyang dal Paese del Sol Levante.

270 chilometri di gittata, 560 chilometri di altezza massima raggiunta, secondo lo Stato Maggiore della Corea del Sud, che denuncia l'ennesima prova di forza del dittatore nordcoreano: "Le recenti serie di lanci di missili balistici del Nord rappresentano una minaccia significativa non solo per la comunità internazionale, ma anche per la pace e la stabilità nella Penisola coreana". A Seul l'allerta è massima, poichè fra pochi giorni - mercoledì 9 marzo - in tutto il Paese si apriranno le urne per le elezioni presidenziali. Un'altra condanna arriva dal comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti, che in comunicato ha esortato Pyongyang a non ripetere "ulteriori atti destabilizzanti". La preoccupazione di Washington deriva anche dalle ultime rivelazioni satellitari, che mostrano la produzione di materiali fissili per armi nucleari - plutonio e uranio arricchito - in territorio nordcoreano e ne suggeriscono l'espansione.

Poche ore dopo il lancio della scorsa domenica, il ministero della Difesa di Pyongyang aveva rilasciato un comunicato durissimo a sostegno dell'invasione dell'Ucraina: "Il regno degli Stati Uniti è finito", hanno scritto i generali che hanno poi rincarato la dose: "Washington ha ignorato le richieste della Russia sulla sicurezza". E ancora: "Gli Usa hanno solo due obiettivi: l'egemonia mondiale e la superiorità militare". Il testo si chiudeva con un attacco alla Nato, definita "un prodotto della Guerra Fredda" che ha minacciato la sicurezza di Mosca.

Mentre a proposito del lancio di quella stessa notte, un'agenzia della Corea del Nord aveva parlato di "test di collaudo di un satellite da ricognizione", ipotesi ritenuta non veritiera da Seul e Washington.

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