Nei primi giorni di guerra, hanno raccontato fonti dei servizi di intelligence di Usa e Regno Unito nei mesi scorsi, a Kiev ci sarebbero stati almeno tre tentativi di eliminazione fisica del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Tentativi portati avanti da non meglio precisati sicari di Mosca, forse ceceni in trasferta ben informati sugli spostamenti del capo di Stato ucraino.
Se dei tentativi ci sono stati, ad ogni modo sono falliti. E l'incolumità di Zelensky negli ultimi mesi non è stato argomento di primaria attenzione anche per gli stessi servizi di sicurezza ucraini. Con i russi lontani da Kiev dallo scorso 30 marzo e con le truppe di Mosca mai riuscite seriamente a entrare nella capitale ucraina, le misure di sicurezza nei quartieri governativi sono state sì rigorose ma non da assedio.
Dopo il bombardamento di lunedì però, qualcosa potrebbe essere cambiato. I missili sono caduti molto vicini a via Bankova, sede operativa della presidenza ucraina. Qui ci sono gli uffici di Zelensky e qui, vista la vicinanza con altri luoghi del potere ucraino, il capo dello Stato passa gran parte della giornata.
Zelensky è di nuovo nel mirino?
Un quartiere governativo quindi diventato, in tempi di guerra, un compound fortificato dove la catena di comando di Kiev ha il suo centro nevralgico. I boati delle bombe di lunedì sono stati fin troppo ravvicinati. Hanno scosso i palazzi, fatto tramare i vetri ma soprattutto hanno riaperto le preoccupazioni sull'incolumità dello stesso Zelensky.
Possibile che dal Cremlino ci sia l'intenzione adesso di decapitare il vertice ucraino? Almeno un missile ieri è caduto tra via Bankova e l'ufficio dove si trova la sede dei servizi segreti. Un chiaro segnale quindi da parte di Mosca di come il lancio dei missili verso le zone vitali per il potere ucraino non costituisce più un tabù.
Un altro ordigno è caduto sul Glass Bridge, il ponte pedonale del parco vicino alle zone governative. Anche qui un altro messaggio da parte russa, una vera e propria rivendicazione sull'origine della rappresaglia di ieri: se Kiev ha voluto colpire il ponte in Crimea, con il sabotaggio di sabato sul Kerch attribuito dai russi agli ucraini, Mosca può distruggere anche i ponticelli pedonali sotto casa di Zelensky.
Ma, per l'appunto, forse il segnale più importante è stato inviato all'indirizzo dello stesso presidente ucraino. Il Cremlino, secondo diversi giornalisti locali, potrebbe aver voluto far capire a Zelensky che, se vuole, può distruggere le sue abitazioni e i suoi uffici. E può, di conseguenza, attentare alla sua stessa vita. Non bastano cioè le protezioni occidentali, le rassicurazioni degli alleati. I russi sanno dove si trova il presidente ucraino e la sua sicurezza è oggi più che mai precaria.
Le minacce di Kadyrov
E se da Mosca si è voluto lanciare un velato messaggio con i missili al mattino, in serata invece da Grozny il presidente ceceno, Ramzan Kadyrov, è stato più esplicito. “Zelensky eri stato avvisato – ha scritto su Telegram – adesso scappa dai tuoi amici occidentali, scappa senza voltarti indietro”.
Uccidere il presidente ucraino vorrebbe dire creare problemi non indifferenti alla struttura di potere dell'Ucraina e colpire, in modo molto forte, sul morale della popolazione.
Almeno questa potrebbe essere la scommessa del Cremlino che, anche senza colpire direttamente Zelensky, potrebbe comunque nei prossimi giorni lanciare altri attacchi nella zona residenziale per far vacillare la sicurezza attorno via Bankova.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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