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L'Argentina scivola in default: è il secondo in tredici anni

Nessun accordo con gli hedge fund. Ma Buenos Aires: "Abbiamo pagato ma i fondi sono stati bloccati". Ora il fallimento rischia di impattare sulla gente normale

L'Argentina scivola in default: è il secondo in tredici anni

L'Argentina è di nuovo in default. È la seconda volta nel giro di soli tredici anni. Non è stato trovato alcun accordo con gli hedge fund e la scadenza scadenza per il pagamento dei titolari di bond che hanno accettato il concambio è stata così superata senza che venisse appunto effettuato. "L’Argentina ha scelto il default. Il mediatore ha proposto numerose soluzioni creative ma l’Argentina ha rifiutato di considerarle", afferma Elliot Management, l’hedge fund che insieme ad altri fondi ha fatto causa all’Argentina e l’ha vinta.

Buenos Aires continua a negare il default che si ha quando non si paga. "L'Argentina ha pagato ma i fondi - assicura il ministro dell’Economia, Axel Kicillof - sono stati bloccati". E la "responsbailità" è del giudice Thomas Griesa che non avrebbe capito la complessità del caso ed è andato al di là della sua giurisdizione. Per il momento, tuttavia, è stata anche accantonata la speranza di un accordo fra le banche argentine e gli hedge fund: la proposta degli istituti di credito di acquistare i bond e rimborsare interamente i fondi non è andata a buon fine. Le trattative delle banche si sono svolte in modo parallelo a quelle fra Buenos Aires e i fondi, e si sarebbero interrotte poco dopo con Sebastian Palla, il responsabile dell'investment banking di Banco Macro, in rientro in Argentina senza altri appuntamenti in programma.

Che le trattative non sarebbero state facili fra gli hedge fund e l’Argentina si è capito da subito ma l’arrivo a New York del ministro dell’Economia, Axel Kicillof, ha fatto sperare. Annunciando che non c’era un accordo, Kicillof ha ribadito che non si può parlare di default perché default vuol dire non pagare. Da qui il durissimo attacco alle agenzie di rating bollate come "non credibili". Standard & Poor’s già prima della rottura delle trattative aveva, infatti, tagliato la valutazione su Buenos Aires a selective default da CCC-. "Deafult non è una mera condizione tecnica - spiega Daniel Pollack, il mediatore incaricato di facilitare un accordo fra Buenos Aires e gli hedge fund - è un evento reale e doloroso che avrà un impatto sulla gente normale: i cittadini argentini, i titolari di bond che hanno aderito al concambio (che non riceveranno il pagamento degli interessi) e gli hedge fund (che non riceveranno il pagamento che la Corte aveva garantito). Le conseguenze del default non sono prevedibili ma di certo non sono positive".

"State calmi, domani è un altro giorno e il mondo continua a girare. La vita va avanti anche senza un accordo sul debito", si affretta a dichiarare Kicillof nel tentativo di rassicurare gli argentini. "Buenos Aires non può rispettare la sentenza americana - spiega - gli hedge fund hanno cercato di imporci qualcosa di illegale, hanno respinto la nostra proposta".

E punta il dito proprio contro quei fondi speculativi che hanno messo in ginocchio il suo Paese: "Vogliono di più e lo vogliono subito, non possiamo firmare accordi sotto estorsione".

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