L’alleanza militare tra Siria e Russia non si è stretta poche settimana fa quando la Duma ha votato a favore dei raid aerei. Bensì è nata alla fine degli anni Cinquanta, più precisamente nel febbraio del 1958 quando, con una decisione impulsiva, l’Egitto di Gamal Abdel Nasser e la Siria confluiscono in unico Stato che però avrà vita breve: la Repubblica Araba Unita (RAU). Sulla scia della nazionalizzazione del canale di Suez, e in un contesto storico che vede la Guerra Fredda, questo nuovo esperimento statuale pur conservando la sua sovranità e autonomia politica entrò nella sfera d’influenza dell’Unione Sovietica. Dopo la morte di Stalin (1953) i rapporti tra l’Urss e il mondo arabo diventano più amichevoli, soprattutto in seguito al pubblico riconoscimento del Cremlino della legittimità delle aspirazioni arabe all’unità e all’autodeterminazione. Del resto in Medio Oriente sono anni di effervescenza culturale per le idee del “panarabismo”. Ecco che qualche mese dopo la fondazione della RAU, un giovane tenente dell’Aeronautica siriana, Hafez Al Assad, viene mandato a Mosca insieme ad un ristretto gruppo di ufficiali, per frequentare un corso di volo notturno e ad esercitarsi con i Mig-15 e i Mig-17 recentemente consegnati al governo di Damasco. Scrive il suo biografo Patrick Seale nel libro Il Leone di Damasco: “Il viaggio in Russia rappresenta il primo contatto con che sarà destinato ad essere il (suo, ndr) principale alleato”.
L’alleanza tra i due si è poi consolidata nel 1971 quando venne costruita Tartus (Siria) la prima base navale russa in territorio siriano, pensata per agevolare le manovre della marina sovietica nel Mediterraneo. In cambio l’Unione ha formato i generali, gli ufficiali e i tenenti dell’esercito siriano, che oggi è tra i più specializzati del Medio Oriente, dotandolo di un apparato bellico all’avanguardia. Caduto il muro di Berlino nel 1989, morto Hafez Al Assad nel 2000, ed eletti Vladimir Putin e Bashar Al Assad, rispettivamente a Mosca e a Damasco, l’amicizia tra Siria e Russia si è rafforzata tanto che il Cremlino ha condonato un debito di 13.4 bilioni di dollari risalente all’era sovietica in cambio dell’allargamento della base navale e della ristrutturazione di quella aerea a Latakia.
Oggi l’alleanza militare si rinnova come non si era mai visto. Per la prima volta dall’inizio del conflitto giovedì è stata lanciata un’offensiva congiunta che ha visto la partecipazione via terra dell’esercito siriano (reparti regolari e volontari delle cosiddette Forze di difesa nazionale), accompagnati dall’aviazione russa (aerei ed elicotteri d’assalto) a fornire copertura. Destino vuole che questo attacco - di cui tutti parlano in Siria perché dovrebbe fare da test per tutta la strategia futura in modo tale da far arretrare i gruppi armati e portarli lontano dalla regione alawita – si sia svolta proprio ad Hama, roccaforte dell’opposizione, quarta città del Paese che nel passato è stata il caposaldo del conservatorismo terriero e tana dei Fratelli Musulmani. La sua conquista è fondamentale per Assad perché si colloca in mezzo, tra il centro controllato dal governo legittimo e il nord controllato dai ribelli armati. Durante il combattimento questi ultimi si sono sparpagliati per evitare i bombardamenti e hanno coperto tutte le strade d’accesso che vanno verso nord con piccole squadre di fuoco armate di missili anticarro, non riuscendo però a fermare l’avanzata dei soldati governativi che sono riusciti a riconquistare 70 km2 (i morti sono stati 32; i feriti 38, ha riportato l’agenzia Sana).
Al momento la strategia di Mosca e Damasco non prevede un attacco via terra contro lo Stato Islamico, che è situato tra il confine con la Turchia e intorno alla capitale Raqqa. Recentemente il New York Times ha pubblicato sul suo sito due mappe del territorio che rivelano le tattiche belliche di russi e americani nelle varie operazioni. I primi colpiscono principalmente nelle zone Ovest, i secondi ad Est.
Faysal Mikdad, vice ministro siriano agli Affari Esteri, ha affermato che “i raid aerei condotti da forze aeree russe in Siria hanno distrutto più basi e siti infrastrutturali di Daesh che la coalizione guidata da Washington in un anno”. La Casa Bianca invece sostiene che il Cremlino “colpisce i ribelli addestrati dalla Cia”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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