Libia, adesso spunta un patto segreto fra Macron e il generale Haftar

Secondo diversi osservatori Parigi non avrebbe mai interrotto il rapporto privilegiato con il generale libico sostenuto dall'Egitto

Libia, adesso spunta un patto segreto fra Macron e il generale Haftar

La partita per capire il futuro politico della Libia si fa sempre più complicata. E tutti guardano a Parigi per capire quale sarà il ruolo - comunque centrale - della Francia.

Da un lato il ministero degli Esteri di Emmanuel Macron tenta di gettare acqua sul fuoco ricordando che Parigi è schierata al fianco di Roma, Londra e Washington in un patto per "condannare la continua escalation di violenza a Tripoli e dintorni" ed evitare qualsiasi azione che possa mettere in pericolo il quadro politico stabilito con la mediazione dell' Onu".

Dall'altro però sono in molti a sospettare che nell'Esagono si guardi con simpatia al generale filo-russo Khalifa Haftar, che da anni controlla la parte orientale della Libia. E c'è di più: si mormora di un patto segreto. Secondo la corrispondente del Messaggero da Parigi Francesca Pierantozzi "il patto sotteraneo resiste" ai tentativi del blocco occidentale di estromettere il generale e persino alle voci che lo volevano morto.

A maggio Macron aveva ospitato a Paeigi un vertice con il presidente del governo riconosciuto dall'Onu Fayez-Al-Serraj e il generale Haftar, rilanciando il ruolo della Francia come arbitro internazionale della questione libica. Haftar, che gode dell'appoggio dell'Egitto e della Russia, ora può puntare le sue carte sul ruolo di mediatore di Parigi.

Anche se Macron a parole resta fedele al rispetto della road map tracciata sotto l'egida delle Nazioni Unite: "Credo profondamente al ripristino della sovranità libica e all' unità del paese, è un elemento essenziale per stabilizzare l' intera regione - ha spiegato lo scorso 27

agosto, quando intorno a Tripoli infuriavano i primi scontri- Saranno decisivi i prossimi mesi, quando sarà necessaria la totale mobilitazione per sostenere il lavoro dell' inviato speciale delle nazioni Unite Ghassan Salamé."

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