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Libia, il presidente del Parlamento: "L'Isis è un pericolo per l'Italia"

L'allarme di Tobruk: "È un pericolo per Roma". Gentiloni: "Faremo la nostra parte". Sostieni il reportage

Libia, il presidente del Parlamento: "L'Isis è un pericolo per l'Italia"

"L’Italia è nel mirino dei combattenti delllo Stato Islamico". Lo ha ribadito Aqila Saleh, il Presidente del parlamento libico di Tobruk, sostenendo che il nostro Paese"Gioca un ruolo importante" in un eventuale pattugliamento del Mediterraneo per impedire che armi giungano a gruppi terroristici.

All’Ansa ha confermato che "l’Isis e Al Qaida possono passare dalla Libia all’Italia e ciò è un grande pericolo visto che molti terroristi sono in Libia". Per questo motivo ha chiesto che "L’Italia tolga l’embargo imposto all’esportazione legale di armi verso la Libia. Deve sostenerla nell’addestramento del suo esercito e assicurarele sostegno militare", ricordando agli italiani che "siamo vicini, ci separano solo 300 chilometri di mare. L’immigrazione clandestina è un motivo di inquietudine per il popolo libico e rappresenta un problema per quello italiano perché può costituire un problema di sicurezza per l’Italia. Creeremo un nuovo Stato, democratico, e formeremo un governo di unità nazionale transitorio e sarà la Camera dei rappresentati che darà la fiducia all’esecutivo, come avviene in tutti i paesi democratici. (...) Rifiutiamo che il nostro paese divenga un 'teatro' per il terrorismo e che le ricchezze del popolo libico siano trafugate", ha affermato Saleh sottolineando che "L’Italia e la Libia sono unite da storici rapporti di amicizia".

Sul punto è intervenuto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, promettendo che "l’Italia farà la sua parte" e che "sarà in prima linea nel sostenere" il governo di unità nazionale "dal punto di vista del monitoraggio, del sostegno alla sicurezza e della cooperazione economica". E lo farà perché "ne va dell’interesse della sicurezza nazionale".

Saleh, riconosciuto dalla Comunità internazionale, prenderà parte al negoziato guidato dall’inviato dell’Onu, Bernardino Leon che ripartirà giovedì prossimo a Rabat, con l'obiettivo di contribuire alla nascita di un governo di unità nazionale in Libia.

E, per la prima volta dopo 10 anni, a Bruxelles i ministri degli esteri europei hanno deciso di occuparsi della "dimensione esterna" dei problemi dell’immigrazione, strettamente collegati alla crisi in Libia, Siria e Iraq, e hanno messo nero su bianco che "non appena ci sarà un accordo" tra le fazioni libiche, la Ue è "pronta ad aumentare il suo sostegno alla Libia" con "tutti i suoi strumenti".

Spetta a Federica Mogherini il compito di presentare "proposte di possibili attività di politica di sicurezza e difesa" a sostegno delle "misure di sicurezza" necessarie per stabilizzare il paese, "in stretta collaborazione" con le Nazioni Unite, con lo stesso governo che dovesse nascere a Rabat e con "i partner regionali". Una formula che implica una serie di opzioni, comprese missioni civili e militari, che però dovrebbero in ogni caso essere concordate con le Nazioni Unite.

La proposta finale della Ue, promette Mogherini, sarà sul tavolo del Consiglio esteri entro il 20 aprile.

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