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L'ideologia gender "morde" sui biscotti di Natale

L'ultima follia dell'ideologia gender punta il dito sull'omino pan di zenzero. Il biscotto della tradizione natalizia anglosassone va necessariamente "neutralizzato"

L'ideologia gender "morde" sui biscotti di Natale

Una questione scabrosa quella sollevata dai fanatici dell'ideologia gender nel Regno Unito, dove si è deciso di portare sul banco degli imputati dell'oppressione sessuale l'omino pan di zenzero: il biscotto natalizio che, ignaro delle sue colpe, deve cambiare necessariamente "sesso" prima di essere addentato da grandi e piccini; o quanto meno, deve apparire neutro nei barattoli dei biscotti. Così che nessuno possa macchiarsi, volutamente o meno, di discriminazione sessuale quando a colazione sarà impegnato nella "pesca" prima di inzuppare il malcapitato biscotto nel tè.

Progressismo sul piede di guerra nel Regno Unito, perché era davvero ora che "gingerbread man", il dolcetto che ricopre un ruolo di rilievo nelle tradizionali festività natalizie nei Paesi anglosassoni (ma ormai anche qui in Italia), va reso neutro. Castrarlo? Non necessariamente, anche perché l'innocente biscotto non possiede delle vere e proprie parti basse, ma nella sua giocosa posizione a stella si concede solo di aprire le gambe in una lussuriosa posa che lascia pensare stia indossando dei pantaloni - evidente simbolo del patriarcato - oppure che non indossi nemmeno quelli, sotto i vistosi bottoni di glassa, e allora apriti cielo ad altri dubbi e elucubrazioni contemporanee.

A quanto si sa, l'uomo di biscotto compare nella storia "ufficiale" della cucina nel XVI secolo, quando la Regina Elisabetta I d'Inghilterra chiese a Corte di prepararle dei biscotti di zenzero raffiguranti i nobili più in vista del Regno. I pasticceri reali risposero con l'omino di pan di zenzero, che raggiunse subito una certa notorietà in tutti i possedimenti della monarca. Il suo metodo di consumo - orribilmente smembrato - è stato inoltre visto per secoli come una sorta di tetro, quanto sottile, messaggio politico. La ricetta di base, nonostante le diverse modifiche apportate negli secoli, è sempre rimasta legata ad un melange delle principali spezie "riscaldanti" tra cui spicca lo zenzero, in un impasto di uova e burro; e lo stampo, che nonostante l'imperversare dei tempi e dei focali cambiamenti nel nostro tempo, era sempre rimasto lo stesso da allora.

Fino a quando qualcuno non si è sentito di sollevare la polemica riguardante il biscotto natalizio e il suo presunto sesso. I fanatici del gender anglosassoni hanno infatti accusato il biscotto di essere "maschio", trovando anche nella credenza di casa propria un simbolo di oppressione culturale. Per questo pare che alcune catene nazionali di supermercati abbiano ritenuto "opportuno" trovare una soluzione ed escogitare uno stampo che producesse biscotti allo zenzero "gender neutral". Dunque avrebbero anche cambiato il nome: non più "gingerbread man" ma "gingerbread persons". E tutta la faccenda gender-gastronimica si sarebbe così ridotta al punto di stampare biscotti con le gambe chiuse (invece che aperte) in modo da suggerire a chi inzuppa il biscotto nel tè, nel caffè, o nella sua centrifuga healthy, che il biscotto indossì una "gonna o un grembiule", ma giammai dei pantaloni.

Insomma, l'evidente problema esistenziale scatenato nelle femministe d'oltre Manica pare esser stato quietato, almeno nella grande distribuzione; tralasciando tutta via una peculiare questione di "mercato": i biscotti preferiti dei bambini, che nei loro truculenti giochi di tavola adoravano smembrare gambe e braccia dei malcapitati biscotti, ora sembrano divertirsi di meno, poiché i nuovi biscotti hanno meno arti da smembrare.

Morale della favola, che si tratti di future femministe o futuri fanatici dei diritti civili, i piccoli mangiatori di biscotti continuano a preferire i vecchi, classici, omini pan di zenzero.

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