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L'Ue dà il via all'iter per le sanzioni alla Polonia. "Stato di diritto a rischio"

Bruxelles contesta al governo nazionalista polacco la riforma del sistema giudiziario. Ma il presidente Duda tira dritto e firma le leggi

L'Ue dà il via all'iter per le sanzioni alla Polonia. "Stato di diritto a rischio"

"In Polonia è a rischio lo Stato di diritto". Adesso la Commissione europea fa sul serio. Con l'avvio dell'iter per attivare l'articolo 7 dei Trattati, Bruxelles fa il primo passo che potrebbe portare alla revoca del diritto di voto per Varsavia. Una decisione senza precedenti che rischia di creare nuove, pesantissime tensioni nel Vecchio Continente. La Polonia ha, infatti, fatto sapere immediatamente di voler procedere comunque con la riforma del sistema giudiziario che è al centro dello scontro.

"Sono state adottate leggi che mettono a serio rischio l'indipendenza della giustizia e la separazione dei poteri", ha dichiarato il vice presidente dell'esecutivo comunitario, Frans Timmermans. Affermazioni durissime che non sembrano spaventare il presidente Andrzej Duda che oggi pomeriggio ha ugualmante firmato le leggi contestate dalla Commissione europea. L'articolo 7 può essere attivato nel caso di gravi violazioni dello stato di diritto negli Stati europei. E da Bruxelles hanno apertamente contestato la riforma voluta dal partito conservatore Legge e giustizia (Pis), che prevede maggior controllo del potere politico sulla giustizia. "Lo schema generale - ha detto Timmermans - è che i poteri legislativi si stabiliscano in modo tale che la maggioranza che governa interferisca nella composizione e nel funzionamento delle autorità giudiziarie, annullando l'indipendenza dei giudici".

Oltre all'articolo 7, la Commissione europea ha emesso anche una nuova raccomandazione che "completa" le precedenti e "invita" la Polonia ad affrontare le preoccupazioni di Bruxelles sulle recenti leggi. Non solo. Ha anche annunciato che deferirà il governo polacco alla Corte di giustizia europea, per discriminazione di genere nel regime di pensionamento nei tribunali ordinari, che prevede età diverse per donne (60 anni) e uomini (65 anni).

La decisione della Commissione europea segna un drastico peggioramento dei rapporti tra la Polonia e l'Unione europea anche se, come fanno sapere da Bruxelles, "la finestra per i colloqui resta aperta". "La Polonia è devota allo stato di diritto come il resto dell'Ue", ha ribattuto il premier Mateusz Morawiecki sottolineando su Twitter che "il dialogo tra Commissione e Varsavia deve essere aperto e onesto". A fianco della Polonia si è immediatamente schierata l'Ungheria annunciando di voler porre il veto contro l'adozione dell'articolo 7 verso Varsavia.

"La decisione viola gravemente la sovranità della Polonia - ha detto il vice premier Zsolt Semjen all'agenzia Mti - è inaccettabile che Bruxelles faccia pressione sui Paesi sovrani".

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