Big Tech e libertà

L'ultima follia della sinistra: "I social di destra sono un pericolo"

Progressisti e commentatori di sinistra non si accontentano di censurare il presidente Usa Donald Trump e i conservatori. Vorrebbero mettere al bando i social alternativi a Big Tech come Parler

L'ultima follia della sinistra: "I social di destra sono un pericolo"

"I social sono piattaforme private e possono fare ciò che vogliono". Così i progressisti hanno giustificato la censura dei social media ai danni del presidente Usa Donald Trump dopo i fatti di Capitol Hill dello scorso 6 gennaio, spiegando che le aziende Big Tech della Silicon Valley, in quanto società private, possono fare ciò che credono. E già qui possiamo osservare la prima, incredibile, contraddizione di quest'argomentazione: quando i social andavano regolamentati per metterli al riparo dagli hacker russi e dalle ingerenze straniere, erano diventati dei fondamentali strumenti di comunicazione e le fake news una minaccia alla democrazia: ora, invece che censurano i conservatori sono delle società private che possono fare ciò che credono. Ma i progressisti non si limitano a giustificare la vergognosa censura che non ha colpito solo Trump ma moltissimi conservatori in tutto il mondo (compreso il mite e libertariano senatore Ron Paul): ora temono che nascano piattaforme alternative che tutelano il free speech e che possano fare concorrenza a Facebook, Twitter, Instagram, Youtube.

Pensiero che emerge chiaramente nell'intervista rilasciata da Ethan Zuckerman a La Repubblica. Ex direttore del Mit Center for Civic Media fino a maggio 2020, ora passato alla University of Massachusetts, Zuckerman è un fervente anti-trumpiano che collabora con la Cnn. Per comprendere il suo pensiero, basta leggere un articolo pubblicato sul sito della Cnn lo scorso 12 gennaio nel quale Zuckerman plaude alle azioni di Twitter e Facebook contro il tycoon spiegando che si tratta di un "cambiamento importante" perché i social media "hanno tollerato troppo a lungo gli estremisti di destra", come se tutti i conservatori o repubblicani fossero dei estremisti e a sinistra non esistessero componenti radicali e pericolose (come gli Antifa). Nell'intervista concessa a Repubblica, l'esperto di comunicazione va oltre e spiega che "quello che non farei oggi è sottovalutare i social di estrema destra, perché presto potremmo avere un web fatto di piattaforme che si dividono in fazioni contrapposte come i media tradizionali".

La vera questione che bisognerebbe porsi, prosegue, "è se sia giusto che dibattiti pubblici avvengano sui social network privati", spiega da Boston. "Ma vedo che a destra si continua a parlare di censura, mentre a sinistra la critica è quella di essere intervenuti troppo tardi. Queste piattaforme sono di aziende private e possono decidere liberamente le norme che regnano al loro interno. Lo scontro era inevitabile e comunque la mossa di Twitter non è stata un fulmine a ciel sereno". Il vero pericolo per Zuckerman è che nascano dei social media alternativi a quelli controllati da Big Tech: "Le piattaforme alt-tech (alternative technology, siti e social network alternativi ai più noti, ndr ) come Parler, Gab, MeWee, Rumble, diverranno tutt' altro che marginali. Stanno nascendo strutture digitali nella nuova destra estrema che rischiano di diventare una vera alternativa a Twitter e Facebook, con un trasferimento dell'odio in Rete in spazi non regolati che si fanno scudo della libertà totale di espressione". Al di là del solito stucchevole discorso sull'odio (come se gli "odiatori fossero solo da una parte), Zuckerman da un lato sostiene che le piattaforme social sono private e possono agire liberamente, dall'altra plaude alla censura e alla stretta verso i conservatori che i magnati della Silicon Valley stanno mettendo in atto.

Non una parola, da parte dell'esperto liberal, rispetto alla grave azione coordinata dei giganti Big Tech contro Parler che abbiamo evidenziato sulle colonne di InsideOver. Come spiega il pluripremiato giornalista Glenn Greenwald, se si cercassero prove per dimostrare che questi colossi tecnologici sono, in effetti, monopoli che si impegnano in comportamenti anticoncorrenziali in violazione delle leggi antitrust, cancellando qualsiasi tentativo di competere con loro sul mercato, "sarebbe difficile immaginare qualcosa di più avvincente di come hanno appena usato il loro potere illimitato per distruggere completamente un concorrente in ascesa".

Una vicenda (gravissima) che sembra non essere un problema per un mondo progressista sempre più ossessionato dalla censura.

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