Macron mette le mani sulla Libia. Forza Italia: "È il fallimento di Gentiloni"

Domani a Parigi il vertice con al Serraji e Haftar. Forza Italia accusa Gentiloni: "Così l'Italia abdica al ruolo che gli spetterebbe nel Mediterraneo"

Macron mette le mani sulla Libia. Forza Italia: "È il fallimento di Gentiloni"

Emmanuel Macron mette le mani sulla Libia. Domani il presidente francese incontrerà il capo del governo di unità nazionale della Libia, Fayez al Serraj, e il generale Khalifa Haftar, per cercare una soluzione al conflitto del Paese. Una iniziativa che evidenzia il vuoto lasciato dal governo Italiano. "Perché l'incontro non avviene a Roma su impulso di Gentiloni? - si chiedono Paolo Romani, presidente dei senatori di Forza Italia, e Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato - vorremmo che l'esecutivo rispondesse, preferibilmente con i fatti".

Mentre a Tunisi si tiene la seconda riunione del Gruppo di Contatto sulla rotta del Mediterraneo centrale, Macron tesse la tela sulla Libia. Con l'incontro, che avrà luogo a Celle Saint Cloud, alle porte di Parigi, l'Eliseo dice di voler facilitare una "intesa politica" tra al Serraj e Haftar, in un momento in cui il libanese Ghassan Salamé, nuovo rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Libia, assume la carica di mediatore. Attualmente, due governi si contendono il potere sostenuti da varie milizie stanno combattendo: Al Serraj, sostenuto dalle Nazioni Unite a Tripoli, e un altro nella zona orientale sotto il generale Hafter, che domina circa il 60% del territorio nazionale. In chiaro Parigi dice di voler creare uno Stato in grado di soddisfare le esigenze di base dei libici, dotato di un esercito unificato sotto l'autorità del potere civile. "È una necessità per il controllo del territorio libico e dei suoi confini, al fine di combattere i gruppi terroristici e il traffico di armi e di migranti - riferisce una nota dell'Eliseo - ma anche di fronte a un ritorno a una vita istituzionale stabile". In realtà il vero obiettivo è rinnovare gli accordi commerciali che un tempo Tripoli era solita stringere con l'Italia. La guerra intrapresa dall'ex presidente francese Nicolas Sarkozy aveva cancellato tutto. E, ora che la situazione va appianandosi lentamente, Macron mira a colmare questo vuoto.

Le mosse di Macron mettono in ombra il premier Paolo Gentiloni. Forza Italia rinfaccia, infatti, al governo di non muovere un dito. "L'Italia è stata lasciata sola dall'Europa ad affrontare l'impatto di una immigrazione incontrollata che ha il suo snodo centrale proprio sulle coste libiche, ma nello stesso tempo è stata sollecitata ed incalzata da Stati Uniti e paesi dell'Unione ad assumere un ruolo guida nella risoluzione della crisi libica - accusano Romani e Gasparri - per tutta risposta il nostro governo sembra in stallo, forse più concentrato sulle beghe interne al partito di maggioranza relativa, e abdica in maniera palese al ruolo che gli spetterebbe nel Mediterraneo". Con la conseguenza di non attivare nessuno degli strumenti che consentirebbe di risolvere la crisi libica e interrompere l'invasione di migranti sulle nostre coste.

Sul piede di guerra anche Fratelli d'Italia e la Lega Nord. Per Giorgia Meloni, "l'incompetenza e la superficialità", con cui il governo ha affrontato la questione libica, hanno tolto all'Italia "il naturale ruolo di interlocutore privilegiato della Libia" facendo esplodere l'emergenza immigrazione. "È l'ennesimo fallimento - rimarca la Meloni - che l'Italia pagherà a caro prezzo". "Nel giro di un paio di mesi il presidente francese è riuscito a fare quello che prima Renzi e ora Gentiloni non sono stati capaci di fare in oltre tre anni e mezzo di inutili 'bla bla'", tuona il senatore leghista Roberto Calderoli spiegando che, in questo modo, la Francia avrà il petrolio mentre lascerà all'Italia gli immigrati.

"Complimenti davvero a Renzi e a Gentiloni che con la loro politica di balbuzie e inchini a Berlino - continua - hanno ridotto l'Italia ad una provincia marginale dell'Europa, un'Europa che peraltro ci ha isolato, sigillando i nostri confini e abbandonandoci con il nostro 'tesoretto' di 600mila clandestini da mantenere".

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