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L'inversione a U della Le Pen

Dopo il risultato delle recenti presidenziali, il dibattito dentro al Fn è aperto e serrato. Il destino del lepenismo, però, sembra segnato: addio ai progetti di Frexit e di uscita dalla moneta unica

L'inversione a U della Le Pen

Marine Le Pen è ad un bivio: prendere atto di quanto emerso alle presidenziali, dunque cambiare linea, oppure insistere con le battaglie che hanno caratterizzato il Front National in questi ultimi anni: uscire dalla moneta unica e referendum popolare sulla permanenza nell'Ue. Di resa dei conti interna, del resto, si parla dai momenti immediatamente successivi alla pubblicazione dei risultati. L'argomento oggetto della discussione, è evidente, potrebbe cambiare radicalmente le issues, le rivendicazioni portate in dote dal lepenismo francese.

Dopo essere nuovamente salita sullo scranno più alto del Fn, però, Marine Le Pen sembra essere, tra i quadri dirigenti, la più intenzionata a proseguire verso una normalizzazione completa. Le voci sull'abbandono programmatico della lotta politica alla moneta unica e dell'uscita dalle sovraistituzioni europee si sono rincorse per giorni. Adesso arriva un'importante conferma. In un'intervista rilasciata ad Ambrose Evans-Pritchard del Telegraph, infatti, Bernard Monot, il capo della strategia economica del Front National, ha spiegato che Marine Le Pen sarebbe intenzionata a mollare definitivamente queste tematiche.

La leader del partito avrebbe in mente di organizzare un forum, previsto dopo le elezioni legislative, proprio al fine di ripensare da capo la strategia del Fn, movimento che sarebbe destinato ad una brusca virata al centro. "Non ci sarà nessuna Frexit- ha detto Monot al Telegraph- abbiamo preso atto di quanto ci hanno detto i francesi con il voto". "Continuo a pensare che l’euro non sia tecnicamente sostenibile, ma non ha senso per noi insistere ancora sul tema". Ha specificato Monot, aggiungendo: " D’ora in poi proporremo di rinegoziare i trattati con l’Unione Europea per avere un maggiore controllo sulle regole del bilancio e sulle banche".

Questo articolo pubblicato da The Local, poi, narra di come Alain Vizier, direttore della comunicazione del FN, abbia appuratamente evitato di rispondere alle domande postegli rispetto le dichiarazioni rilasciate da Monot al Telegraph. Florian Philippot, il numero due del Fn, avrebbe già fatto sapere che, nel caso questa sterzata decisa fosse confermata, si dimetterebbe. Un cambio di rotta così radicale porrebbe la parola "fine" alla maggior parte del ruolo rappresentativo che il Front ha assunto in questi anni. Il doppio turno delle legislative, peraltro, è alle porte e una mancata normalizzazione potrebbe comportare, come di consueto, uno scarso risultato in termini di lepenisti eletti realmente in parlamento. Marine Le Pen, si sa, gode di un grande consenso personale, ma anche per via della costante riproposizione del "patto repubblicano", cioè dell'unione di tutte le altre forze al fine di sbarrargli la strada, non è sin'ora riuscita nell'impresa di fare del Fn un partito governativo.

Torna così d'attualità la disamina di Berlusconi sul lepenismo, che, dinanzi all'ennesima sconfitta elettorale del Front, si soffermò sui limiti dei movimenti identitari ed antisistema.

Marine Le Pen, nel caso decidesse davvero di virare completamente, sembrerebbe essersi resa conto della necessità di allargare ancor di più i confini del partito che guida.

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