Meriam Ibrahim ha partorito una figlia in catene, nella cella di una prigione sudanese. Accusata di apostasia e adulterio sotto la legge coranica per aver sposato un uomo cristiano, la donna è stata arrestata a maggio, processata e condannata a morte. La sua vicenda, che ha sollevato l'indignazione internazionale, si è conclusa a sorpresa ieri proprio a Roma, dove è arrivata con un volo di Stato, accompagnata dal vice ministro degli Esteri Lapo Pistelli, e dove ha incontrato Papa Bergoglio.
Ad attenderla all'aeroporto di Ciampino c'erano il presidente del Consiglio Matteo Renzi, la moglie Agnese e il capo della diplomazia italiana Federica Mogherini. «Oggi è un giorno di festa», ha detto il premier che già nel suo discorso di inaugurazione del semestre europeo a guida italiana aveva citato il caso della giovane sudanese.
Meriam Yahia Ibrahim Ishag, 27 anni, è stata arrestata a maggio dopo che un membro musulmano della sua famiglia l'aveva accusata di apostasia e di aver sposato un cristiano, crimini nel Sudan in cui dagli anni 80 vige la legge coranica. La donna racconta d'essere stata abbandonata dal padre musulmano durante l'infanzia, di essere stata cresciuta dalla madre di origine etiopica e di fede cristiano ortodossa, e di aver aderito alla chiesa cattolica prima del suo matrimonio con il marito Daniel Wani nel 2011.
La sua condanna e incarcerazione hanno sollevato indignazione ovunque nel mondo e attivato gli sforzi della comunità internazionale. Il 23 giugno, la giovane è stata liberata. Due giorni dopo, mentre tentava con il marito - anche cittadino americano - di salire a bordo di un volo per gli Stati Uniti, è stata nuovamente arrestata e le è stato imposto un divieto di viaggio. Rilasciata una seconda volta, si è rifugiata all'ambasciata americana di Karthoum, dove è rimasta un mese, fino alla partenza ieri.
È arrivata a Roma dopo un lungo sforzo diplomatico internazionale. L'operazione è stata organizzata dal ministero degli Esteri tramite la nostra ambasciata in accordo con il governo locale, ha fatto sapere la Farnesina, mentre il vice ministro Pistelli ha parlato del ruolo centrale dei rapporti di amicizia dell'Italia con i Paesi del Corno d'Africa.
Meriam, il marito Daniel e i due figli, che rimarranno in Italia pochi giorni prima di partire per gli Stati Uniti, hanno incontrato ieri in Vaticano Papa Francesco per 30 minuti. Bergoglio ha ringraziato la donna per la sua «costanza» e la sua «testimonianza di fede». Meriam infatti, nonostante la prigione e le minacce di morte, davanti ai giudici sudanesi che l'accusavano di apostasia non ha mai rinnegato la fede cattolica.
L'incontro con la donna sudanese - ha spiegato il portavoce vaticano Padre Federico Lombardi «vuole essere un segno di vicinanza per tutti coloro che soffrono a motivo della loro fede... È un gesto che va oltre l'incontro e diventa un simbolo».
E proprio in questi giorni, le cronache mediorientali parlano della tragica fuga dei cristiani dalla città irachena di Mosul, cui lo Stato islamico - gruppo estremista che da mesi avanza militarmente dalla Siria all'Irak - ha
imposto la conversione all'Islam, mentre sembra già dimenticata dai mass media internazionali la tragica vicenda delle 200 adolescenti - per la maggior parte cristiane - rapite dal movimento radicale Boko Haram in Nigeria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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