Marzo è stato un mese di alta tensione sul fronte del terrorismo internazionale. Gli attacchi all'aeroporto e alla metro di Bruxelles sono solo l'ultima tappa del terrore che gli estremisti dell'Isis e di al-Qaeda stanno scatenando in Europa, Africa e Asia. In poco meno di 23 giorni sono morte oltre 231 persone. La maggior parte uccise in zone sensibili come Iraq e Somalia, ma non solo.
Il doppio attentato di Bruxelles si inserisce all’interno di un periodo di forte instabilità. Secondo diversi analisti la perdita di terreno dello Stato Islamico in Siria e Iraq corrisponde ad un cambio di strategia in Europa. In attesa di capire com’è strutturata la rete che ha supportato i fratelli El Bakraoui che hanno colpito la capitale belga, cresce la preoccupazione per i combattenti di ritorno che si mescolano ai flussi migratori verso l’Europa.
Ma la rete del terrorismo islamista non colpisce solo il vecchio continente. In Nigeria aumentano le pressioni del gruppo Boko Haram che spesso colpisce anche fuori dalla Nigeria come nel caso del Camerun.
La regione sahariana si conferma anche terreno fertile per al-Qaeda nel Maghreb che continua a colpire il Mali e le regioni centrali, come avvenuto in gennaio in Burkina Faso. Pericolo anche nel Corno d’Africa, in Somalia e Kenya, con Naiorbi preoccupata di possibili attacchi del gruppo al-Shabaab fiaccato dai bombardamenti americani e dalle operazioni dei soldati dell’Unione Africana.
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