È oggi il grande giorno del piano europeo per i migranti, con cui la Ue spera (per l'ennesima volta) di alleviare la pressione migratoria ai confini meridionali.
Ad aprire le danze è stato il primo vicepresidente della Commissione Europea, Frans Timmermans, che ha presentato il "nuovo quadro di partnership" con i Paesi di origine e di transito dei migranti, da inaugurare con sette Stati che fungeranno da "pilota".
Il piano, che dovrebbe avere il supporto di Europarlamento, Cei, Consiglio e Stati membri, dovrebbe stanziare otto miliardi nei prossimi cinque anni e 62 miliardi in totale, "replicando fuori dall'Europa ciò che è stato fatto con l'Efsi".
Nello specifico, si vuole stanziare un miliardo aggiuntivo al fondo Ue per l'Africa istituito a Malta. Inoltre in autunno dovrebbe essere istituito un nuovo fondo sul modello del fondo Juncker per gli investimenti strategici: 3,1 miliardi verranno stornati dal bilancio comunitario, mentre il resto si conta di reperirlo con gli aiuti dei vari Stati membri, soprattutto grazie ad investimenti privati.
L'obiettivo è incrementare i rimpatri, lasciando rifugiati e richiedenti asilo vicino al proprio Paese d'origine. I primi "compact" verranno sottoscritti con Giordania e Libano; quindi seguiranno Niger, Nigeria, Senegal, Mali ed Etiopia. Tappe decisive nella rotta dei migranti africani e asiatici che dall'Africa subsahariana e dal Medio Oriente puntano ad arrivare in Europa. A ricevere aiuti consistenti saranno inoltre anche Libia e Tunisia, cruciali per il loro ruolo di trampolino di lancio per i viaggi in mare.
Con Timmermans è intervenuta anche Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue per la politica estera: "Proviamo a dare una visione strategica" alla risposta europea alla crisi dell'immigrazione, con "un cambio" di logica in cui si riconosca che "il fenomeno dell'immigrazione è globale ed ha bisogno di un approccio globale" e partendo da con i "compact" su misura con paesi delle vicinanze nel Mediterraneo avendo il "focus sull'Africa" deve il fenomeno delle migrazioni è bisogna "passare dalla logica degli aiuti a
quelli degli investimenti".Un piano che ricalca in gran parte quello ideato da Matteo Renzi e appoggiato sia da Angela Merkel che da Jean-Claude Juncker. Un progetto ambizioso, che non sarà facile realizzare.
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