Migranti, la Marina libica avverte le Ong: "Non entrate più nelle nostre acque"

Libici sul piede di guerra dopo il dirottamento del mercantile: "I Paesi chiudano i confini ai migranti irregolari e contribuiscano ad accelerare i rimpatri"

Migranti, la Marina libica avverte le Ong: "Non entrate più nelle nostre acque"

"Non entrate nelle acque territoriali della Libia e non intervenite vicino alle coste libiche". L'avvertimento è stato lanciato dalla Marina e dalla Guardia Costiera libiche ed è diretto a tutte le ong che operano illegalmente nel Mar Mediterraneo facendo da scafisti a tutti gli immigrati clandestini che si imbarcano per raggiungere le coste del Vecchio Continente.

Ieri sera, secondo quanto riportato dal portale di notizie Libya Observer, la Marina libica ha diffuso un comunicato rivolto alle organizzazioni non governative dopo il recente dirottamento della nave cisterna El Hiblu1, appartenente ad una compagnia turca, ma battente bandiera di Palau. Arrivati a sei miglia dalle banchine di Tripoli, dove il mercantile avrebbe dovuto sbarcare un centinaio di migranti raccolti da un'imbarcazione in difficoltà, alcuni clandestini hanno preso possesso dell'imbarcazione e l'hanno dirottata verso Malta. La navigazione non è andata avanti per molto e la Marina libica ha bloccato e arrestato i pirati. Ora Tripoli è corsa ai ripari affinché non si ripetano episodi del genere.

Nel comunicato diffuso ieri sera i libici criticano "il silenzio della comunità internazionale e dell'Unione Europea sulla cattiva condotta di alcuni migranti" che potrebbe portare "in futuro gruppi armati a fingersi migranti e poi fare lo stesso atto di pirateria una volta soccorsi". Il tutto a ridosso "della stagione delle migrazioni illegali verso l'Europa". Le ong, si legge sul Libya Observer, "non dovrebbero intervenire in mare per indurre i migranti, in coordinamento con i trafficanti di esseri umani", a fare i viaggi della speranza. A Tripoli c'è, infatti, "grande preoccupazione" per "i ripetuti comportamenti criminali di migranti irregolari contro gli equipaggi delle navi di soccorso che dimostrano come il sistema search and rescue sia collassato nel Mediterraneo fornendo alle navi civili il pretesto per rifiutarsi di riportare i migranti in Libia".

Da qui le richieste della Marina e dalla Guardia Costiera libiche all'Onu e all'Unione europea di "fare pressing sui Paesi confinanti con la Libia affinché chiudano i confini ai migranti irregolari e contribuiscano ad accelerare i rimpatri".

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