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La minaccia di Trump: "Se regole non cambiano, Usa fuori da Omc"

Al fine di scongiurare il recesso degli Usa dall’Omc, Unione europea e Giappone hanno subito preso posizione contro i “privilegi” concessi finora alla Cina dall’istituzione globale

La minaccia di Trump: "Se regole non cambiano, Usa fuori da Omc"

Trump minaccia di portare gli Usa fuori dall’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), istituzione incaricata di promuovere e tutelare la libertà degli scambi. L’inquilino della Casa Bianca ha infatti lamentato un “costante atteggiamento discriminatorio” da parte della governance del commercio globale nei confronti delle istanze americane. Dopo i dazi imposti da Trump a Cina, Russia e Ue e dopo l’addio Usa al Nafta, un eventuale abbandono dell’Omc da parte di Washington pregiudicherebbe in maniera irreversibile il regime di libero scambio diffusosi nel mondo al termine della Seconda guerra mondiale e della Guerra fredda.

In una intervista a Bloomberg News, l’inquilino della Casa Bianca ha espresso tutto il suo risentimento circa l’attuale governance del commercio globale, accusata di trattare “molto male” gli Stati Uniti. Dopo avere definito l’accordo istitutivo dell’Omc come “la peggiore intesa mai conclusa in ambito commerciale”, il tycoon ha affermato: “Questo sistema avvantaggia tutti i Paesi del mondo tranne il nostro. Se le regole non cambiano, gli Stati Uniti abbandoneranno l’Organizzazione mondiale del commercio. Continuare a farne parte non rappresenta una decisione utile agli Americani.” Secondo Trump, la normativa internazionale sugli scambi di beni e servizi non garantirebbe affatto transazioni eque tra i Paesi e, di conseguenza, andrebbe “interamente riscritta”.

Il “trattamento discriminatorio” riservato finora agli Usa dall’organismo con sede a Ginevra consisterebbe nelle sentenze “perennemente sfavorevoli” inflitte a Washington dalle camere arbitrali dell’Omc. Trump ha denunciato il fatto che gli Stati Uniti non sarebbero “quasi mai” usciti vincitori dalle controversie in ambito commerciale sottoposte al vaglio dell’istituzione: “Il sistema Omc per la risoluzione delle controversie è un colossale fallimento. Raramente abbiamo vinto delle cause a Ginevra. In tutto il 2017 abbiamo vinto una sola causa. Tuttavia, sono sicuro che, da oggi, gli Stati Uniti usciranno vincitori da tutti i processi in corso davanti all’Omc. Perché vinceremo sempre? Perché, se l’Omc continua a condannarci, ce ne andiamo.”

Tale dichiarazione di Trump è stata subito contestata dal Cato Institute, ente di ricerca statunitense a favore del libero commercio. Simon Lester, analista del think tank, ha attaccato il presidente: “Esaminando l’esito di tutti i verdetti emessi finora dall’Omc al termine di contenziosi nei quali sono risultati coinvolti gli Usa, è emerso un dato importante: la totale falsità delle tesi di Trump. Dalla nascita dell’organizzazione, 54 cause sono state intentate dagli altri Paesi membri nei confronti degli Stati Uniti. Le autorità di Washington sono riuscite a vincere nella quasi totalità dei procedimenti. Le controversie, nel 91% dei casi, si sono infatti concluse con un responso favorevole alle istanze americane.”

Le critiche pronunciate dall’inquilino della Casa Bianca all’indirizzo del “sistema di Ginevra” sono state ribadite da Robert Lighthizer, titolare dell’Office of the United States Trade Representative. Egli ha etichettato il meccanismo Omc per la risoluzione dei dissidi in ambito commerciale come una “illegittima ingerenza” nelle politiche economiche nazionali, promettendo una “strenua opposizione” da parte di Washington ai “diktat di Ginevra”. Lighthizer ha anche annunciato che gli Usa continueranno a bloccare l’elezione dei nuovi componenti delle camere arbitrali dell’organizzazione. Tale stallo verrà superato solo quando l’istituzione globale si dimostrerà “più conciliante” verso gli Stati Uniti, ossia quando essa riconoscerà come legittimi i dazi introdotti da Trump nei mesi scorsi.

Unione europea e Giappone hanno immediatamente predisposto un piano di riforme della governance commerciale mondiale diretto ad appianare le tensioni tra la Casa Bianca e l’Omc. Bruxelles e Tokyo, inoltre, hanno espresso in maniera netta la loro contrarietà alle esenzioni e ai “privilegi” accordati alla Cina negli ultimi anni dall’istituzione con sede a Ginevra. È stata proprio la Cina il principale obiettivo delle ritorsioni protezionistiche decise da Trump al fine di rilanciare le manifatture "a stelle e strisce". Nelle prossime settimane, i dazi applicati alle merci di Pechino dovrebbero raggiungere la soglia dei 200 miliardi di dollari. Washington ha disposto provvedimenti restrittivi anche ai danni delle importazioni dalla Russia e dalla Ue.

Il recesso americano dall’Omc sarebbe il culmine della “battaglia protezionista” lanciata dal tycoon contro i principi del libero scambio affermatisi nel mondo con la sconfitta del totalitarismo nazista e comunista.

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