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Mitra, scud e armi chimiche: ecco l'arsenale del terrore

Mitragliatrici e razzi anti-carro provenienti da Cina, Stati Uniti ed ex-Jugoslavia: le foto degli armamenti dell'Isis. Sostieni il reportage

Mitra, scud e armi chimiche: ecco l'arsenale del terrore

Nei giorni scorsi il portavoce delle operazioni dell'esercito libico, Mohamed el Hagazi, ha fatto sapere che il governo del Cairo ha dato l'ordine alle navi da guerra della Marina egiziana di pattugliare le coste libiche per impedire qualsiasi tentativo di far arrivare armi ai jihadisti in Libia. Lo Stato islamico non ha una propria aviazione, non ha nemmeno una Marina Militare e, soprattutto non ha armi di distruzione di massa. Almeno per ora. Ieri, infatti, le milizie avversarie all'esercito di Tobruk sono riuscite a mettere le mani sull'arsenale del rais Muhammar Gheddafi. Adesso il timore maggiore è che imprecisate quantità di "gas mostarda" (iprite) possano finire nella mani dei tagliagole.

Che i miliziani del califfo Abu Bakr Al Baghdadi siano armati fino ai denti è ormai un'informazione assodata. Ma capire quali armamenti siano a loro disposizione è estremamente difficile. Servizi segreti e fonti di intelligence stanno cercando di mettere insieme le notizie che arrivano dai fronti siriano e iracheno. Alla fine dello scorso anno il Conflict armament research, un’organizzazione con sede a Londra che si occupa del traffico di armi, è riuscito a mettere insieme due rapporti (uno sulle armi e uno sulle munizione) grazie agli armamenti sequestrati dall'esercito curdo durante il conflitto. Ne è emerso che i militanti jihadisti è in possesso di fucili statunitensi, mitragliatrici cinesi e razzi anti-carro della ex-Jugoslavia, tutti consegnati nelle mani dei ribelli siriani.

Razzi anti carro usati dai miliziani dell'Isis

Nel report Islamic State weapons in Iraq e Syria pubblicato lo scorso settembre, di cui trovate il pdf linkato all'articolo, i ricercatori sono stati in grado di individuare almeno una decina tipi diversi di armi. Armi che, secondo il Conflict armament research, proverrebbero da tutto il mondo. Su molte sono stati rimossi i numeri di serie proprio per nasconderne la provenienza, ma basta dare una lettura voloce al documento per scoprire che l'Isis è riuscito a mettere le mani su un vero e proprio arsenale. Si va dai M16A4 5.56 x 45 mm, fucili d'assalto di fabbricazione americana, agli AKM 7.62 x 39 mm che furono prodotti in Russia nel 1960, 1964 e 1970. E ancora: le mitragliatrici cinesi PKM-pattern e PK-pattern M80 7.62 x 54R mm e i fucili croati Emlmech EM-992 7.62 X 51 mm. Armi leggere più adatte alla guerriglia e a operazioni di assalto ma che, secondo gli esperti, non dovrebbero troppo impensierire l'Occidente. Nei giorni un miliziano libico ha postato sul proprio account Twitter una mappa del Mediterraneo in cui ha evidenziato che "la distanza tra Roma e Sirte è di 1.250 chilometri, come quella che separa (le due città saudite, ndr) Jeddah e Dammam". Una distanza difficile da coprire con un missile. "Uno scud però può arrivare fino in Italia", ha aggiunto l'utente Qalam hur ricordando che Sirte dista 450 chilometri dal suolo italiano. Secondo l'ambasciatore di Israele in Italia, Naor Gilon, l'Isis "non sarebbe in possesso di missili da lanciare" contro il nostro Paese. Si tratterebbe, dunque, solo di "guerra psicologica".

I miliziani dell'Isis nel deserto libico

Questo fino a ieri, quando le milizie avversarie al governo di Hamad bin Khalifa al-Thani hanno messo le mani sui gas di Gheddafi. La Libia, ufficialmente, è senza armi chimiche dall’anno scorso, anche se custodisce ancora sostanze che possono essere trasformate in armamenti. L’annuncio che "la Libia è divenuta totalmente priva di armi chimiche" era stato fatto il 4 febbraio scorso anno, al termine di un processo di smantellamento iniziato nel 2004 quando il Paese aderì alla Convenzione sulle armi chimiche (Cac). In quell’anno la Libia possedeva 24,7 tonnellate di iprite, e oltre 3.500 bombe per aereo caricate con gas letali. Lo scorso settembre però l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), quella che per l’Onu ha monitorato la distruzione delle armi chimiche siriane, fece sapere che la Libia deve ancora smantellare il 60% dei "precursori", le sostanze che possono essere trasformati in armi chimiche. Si tratta di 850 tonnellate di materiale che in gran parte, secondo una richiesta della Libia, andrebbe portata fuori dal territorio libico via nave, operazione diventata improponibile nell'attuale situazione.

Adesso queste armi potrebbero finire in mano ai tagliagole dell'Isis.

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