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"Piano imposto da Ue e Usa, l'Italia soffrirà": bordata di Mosca contro Cingolani

Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, ha attaccato il piano energetico presentato da Cingolani: "Roma è spinta al suicidio economico per realizzare la follia delle sanzioni euro-atlantiche"

"Piano imposto da Ue e Usa, l'Italia soffrirà": bordata di Mosca contro Cingolani

Un piano energetico imposto all'Italia da Bruxelles e Washington che non risolverà alcun problema e che, al contrario, farà soffrire la popolazione. Così Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, ha attaccato Roma in relazione al piano per la riduzione della dipendenza dalle fonti energetiche russe messo a punto da Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica.

L'attacco di Mosca

Zakharova ha citato proprio Cingolani, criticando su Telegram il suo piano per ridurre la dipendenza dell'economia italiana dagli idrocarburi russi. "È chiaro che questo piano viene imposto a Roma da Bruxelles (che, a sua volta, agisce su ordine di Washington), ma alla fine sarà il popolo italiano a soffrirne", ha sottolineato la portavoce del ministero degli Esteri russo. Zakharova ha quindi ricordato che "l'inflazione ha raggiunto il livello della crisi degli anni '80 del secolo scorso" e che "continua a crescere".

Nella sua analisi, Zakharova ha citato Emma Marcegaglia, ex capo dell'associazione degli imprenditori italiani e "grande imprenditrice", la quale lamenta che "ora la situazione è tale che gli imprenditori americani pagano l'elettricità sette volte meno di quelli italiani". "E questo nonostante il fatto che i promotori delle sanzioni siano dall'altra parte dell'oceano. Le sanzioni, infatti, sono diventate uno strumento di concorrenza sleale per i produttori italiani", ha proseguito Zakharova.

La portavoce ha poi illustrato le conseguenze per l'economia italiana, ponendo l'accento sugli "ostacoli per l'enorme numero di russi in visita" nel nostro Paese. "E quando la laboriosa economia italiana crollerà, gli Yankees la compreranno a buon mercato. Come è sempre stato. E non dovresti contare sugli investitori cinesi: dopo gli insulti inflitti dall'Occidente, Pechino non pagherà i conti degli altri" conclude la Zakharova. Non è mancata la chiosa finale: "Roma è spinta, a quanto pare, non solo ad atti insensati, ma al suicidio economico per realizzare la follia delle sanzioni euro-atlantiche".

Il nodo energetico

Al di là degli attacchi di Mosca, è indubbio che l'Italia, così come tutta l'Europa, dovrà presto fare i conti con lo spinoso nodo energetico. Nel Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale del Ministero della Transizione ecologica, ad esempio, si legge che, per ridurre i rischi connessi a una potenziale interruzione totale dei flussi dalla Russia durante il prossimo inverno, nonché per rispondere alle richieste europee in termini di riduzione dei consumi per il periodo 2022-2023, "è opportuno attuare sin da subito misure di contenimento dei consumi nazionali di gas".

Il Mite ha spiegato che misure del genere integrano il piano di diversificazione già messo in atto dal governo e che servono "transitoriamente a mantenere adeguati standard di sicurezza e preservare le riserve disponibili, in attesa che siano pienamente operativi i nuovi canali di importazione di gas (compreso il Gnl)".

Nel frattempo anche Recep Tayyp Erdogan si è espresso sul tema. Secondo quanto riportato da Anadolu, il presidente turco sostiene che i problemi per l'approvvigionamento di energia in Europa sono causati dalle sanzioni imposte dai Paesi europei contro la Russia che ora "raccolgono ciò che hanno seminato".

Intanto, ha scritto lo Spiegel citando uno studio del Centro finlandese per la ricerca sull'energia e l'aria pulita (Crea), la Russia starebbe continuando a ricevere ricavi record dalla vendita di risorse energetiche, che superano di gran lunga la spesa per la guerra contro l'Ucraina. A quanto pare, i ricavi di Mosca dalle esportazioni di petrolio, gas e carbone nei primi sei mesi della guerra contro l'Ucraina sono stati pari a circa 158 miliardi di euro, contro i 100 miliardi di euro stimati per la guerra.

La situazione, insomma, è sempre più delicata e complessa.

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