Guerra in Ucraina

La nave russa più potente è entrata in azione: cosa farà

Anche se fin qui si è visto poco l'incrociatore classe Slava Moskva, posizionato nel Mar Nero, sta in realtà operando seguendo uno schema ben preciso. Qual è il ruolo di questa nave e perché è importante

La nave russa più potente è entrata in azione: cosa farà

È considerata la nave da guerra più potente a disposizione della Russia. Al momento si trova nel Mar Nero, dove opera dal primo giorno della missione militare annunciata da Mosca. Anche se fin qui si è visto poco, l'incrociatore classe Slava Moskva sta in realtà operando seguendo uno schema ben preciso.

L'incrociatore Slava Moskva

Lo scorso 24 febbraio, questa possente imbarcazione è apparsa dal niente da un piccolo scoglio del Mar Nero. Pochi giorni dopo è stata la protagonista di una delle vicende più discusse del conflitto ucraino. Quando i russi si stavano avvicinando all'Isola dei Serpenti, un'isoletta situata in una posizione strategica, i pochi difensori dello scoglio hanno risposto così alla richiesta di arrendersi: “Nave da guerra russa, vai a farti f....e”. Ebbene, quella nave era proprio la Moskva, la più forte nave da guerra a disposizione del Cremlino.

Il Moskva, l'ammiraglia della flotta del Mar Nero, è imponente tanto per dimensioni quanto per armamenti. Ma qual è il suo ruolo? E perché non è ancora entrata a gamba tesa nel conflitto? Il sito navalnews, che ha messo insieme le aree operative dell'imbarcazione attingendo all'intelligence open source, ha provato a rispondere alle suddette domande ricostruendo la strategia fin qui adottata dalla nave. Bisogna subito fare una premessa: il concetto di incrociatore adottato dalla Marina russa è diverso rispetto a quello concepito dalla Marina statunitense. Gli Slava, anziché scortare la propria portaerei, sono destinati principalmente ad attaccare le portaerei nemiche.

Non a caso il loro design è costruito attorno a 16 missili antinave supersonici: prima i P-500 Bazalt, poi i P-1000 Vulkan a lungo raggio. Ebbene, senza obiettivi di alto valore o portaerei da colpire, questi missili risultano fini a se stessi. Attenzione però, perché la Moskva può contare su un altro sistema d'arma, trasportando 64 missili di difesa aerea S-300F Rif.

La strategia russa nel Mar Nero

Gli S-300F Rif, uniti ai missili S-400 situati nella base a Sebastopoli e ad altri missili schierati in Crimea, consentono alla nave di coprire la maggior parte del Mar Nero settentrionale nonché le aree che pattuglia. A questo proposito è interessante analizzare i movimenti dell'imbarcazione. In un primo momento la Moskva operava nei pressi dell'Isola dei Serpenti. In un secondo momento, quando, dal 2 marzo, le navi russe hanno iniziato a condurre missioni apparentemente intimidatorie vicino a Odessa, il mezzo ha continuato a restare al largo, lontano dalle citate operazioni. L'incrociatore, inoltre, tornava periodicamente al porto di Sebastopoli.

La Marina russa ha condotto varie dimostrazioni anfibie su larga scala con la conseguente navigazione di circa sei navi da sbarco verso Odessa, quasi come a voler indicare un imminente assalto. Solo che le imbarcazioni deviavano, ogni volta, all'ultimo momento. Gli analisti sostengono che questi esercizi servissero (e servono tutt'ora) per vincolare le forze ucraine. Detto altrimenti, rappresenterebbero, di fatto, inganni o diversivi. A quanto pare la Moskva avrebbe svolto un ruolo di comando in tutte le operazioni del genere fin qui registrate. E potrebbe continuare a farlo anche nelle prossime settimane.

Per controllare questi movimenti, la base militare di Sigonella ha visto nell'arco di 24 ore almeno due diverse missioni di sorveglianza svolte da droni nell'area intorno al teatro militare ucraino. La prima, riferisce Italmilradar, ha visto il rientro in Sicilia di un velivolo Northrop Grumman RQ-4B, callsign Forte10, decollato ieri e in sorvolo sulla Polonia orientale, poi sul confine tra Romania e Moldavia e infine sul Mar Nero.

Alla volta di quest'ultimo si è staccato da terra questa mattina il secondo drone, callsign Magma, che ha poi spento il transponder e si è dunque reso non tracciabile.

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