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"No al pensiero unico". E nelle scuole Usa scatta la guerra ai liberal

Nelle scuole americane è in corso una lotta per l'educazione tra i gruppi di genitori conservatori che vogliono avere il diritto di decidere in libertà per i propri figli e la compagine liberal che vuole imporre un modello unico

"No al pensiero unico". E nelle scuole Usa scatta la guerra ai liberal

Dopo anni che si discute della nuova censura negli Stati Uniti, la stampa italiana pare essersene accorta. Ma con i soliti pregiudizi. I casi più clamorosi di cui si parla sui nostri quotidiani sono quello della scuola del Tennessee (Stato sudista e conservatore) che ha eliminato fra i libri consigliati ai ragazzi, su richiesta dei genitori, anche Maus di Art Spiegelman e quello della scuola del Texas (altro Stato sudista) che si sforza di dare “due punti di vista opposti” su tutto, anche sulla Shoah.

Partiamo dal Tennessee: Maus è il celebre libro a fumetti sulla storia della Shoah in cui gli ebrei sono rappresentati come topi e i nazisti come gatti. Non sono mamme gattare che ne hanno chiesto il divieto, ma madri conservatrici, non si direbbero neppure simpatizzanti per il nazismo, ma che considerano il libro e le immagini di Spiegelman non adatte ad un pubblico di bambini. Perché, spesso, si dimentica di dire anche qual è l’età dei destinatari: 12 e 13 anni, perché è di una scuola media che stiamo parlando. Questo dettaglio cambia molto, perché se è vero che è giusto introdurre il tema della Shoah anche fra i bambini, occorre anche vedere come. Ed è legittimo un dialogo fra genitori e insegnanti sull’opportunità di far leggere un fumetto destinato ad un pubblico adulto, per scene di violenza e nudità che contiene. Insomma si fa presto a liquidare l’episodio come un esempio di ignoranza dei sudisti conservatori (e magari anche di un po’ di revival nazista), perché anche un genitore italiano si porrebbe esattamente lo stesso problema.

Arriviamo al Texas, dove la preside di una scuola superiore di Southlake ha dichiarato che, per evitare l’ideologizzazione dell’insegnamento, ogni argomento controverso deve essere letto attraverso testi che esprimano più di un punto di vista. Punti di vista diversi anche sull’Olocausto, chiede l’incredulo insegnante? Anche l’Olocausto risponde l’ignara preside. Ignara della bufera che è esplosa, prima solo nazionale e poi anche internazionale. Ora il Texas è diventato, nel suo insieme, uno Stato di negazionisti, secondo l’opinione pubblica internazionale. Mentre la preside stava sottolineando un problema reale: l’ideologizzazione delle lezioni.

Ideologizzazione e sessualizzazione dell’insegnamento ai minori, fin dalle elementari, sono due problemi su cui i genitori americani si sono risvegliati negli ultimi due anni, soprattutto. Non perché Trump sta galvanizzando un’opinione pubblica di destra o vuole i voti delle mamme, come spesso si legge nei commenti dei quotidiani liberal, ma perché, come spiega Jonathan Butcher, della Heritage Foundation, la didattica a distanza americana ha permesso anche ai genitori di assistere alle lezioni dei figli. E si sono accorti, nella maggior parte dei casi, di pagare la retta per indottrinare i figli ad un’ideologia di estrema sinistra. Progetti come 1619, cioè la riscrittura della storia americana in chiave anti-razzista (il 1619 è l’anno in cui sbarcò il primo carico di schiavi in Nord America e gli anti-razzisti lo considerano il vero anno di nascita degli Usa, nazione “fondata sugli schiavi”) sono diventati anche programmi scolastici in migliaia di scuole, pubbliche e private. La sessualizzazione è l’altra faccia del problema, come constata la Heritage Foundation: "I bambini sono bombardati di contenuti sessuali, non solo sui social media, ma anche a scuola".

In uno scoop dello scorso agosto, la testa di giornalismo d’inchiesta Project Veritas (bannata dai migliori social network), aveva mostrato, in un’intervista con telecamera nascosta, cosa dicesse un professore marxista di una scuola pubblica di Sacramento. Simpatizzante “antifa”, coperto di tatuaggi, vestito come un militante di un centro sociale, spiegava con candore: “Ho 180 giorni per trasformare i miei studenti in rivoluzionari”. Con metodi spicci, come mandarli nelle manifestazioni e premiando gli studenti che si dimostrano più attivisti. “Loro (gli studenti, ndr) fanno un quiz ideologico e io appendo i risultati in classe. Ogni anno, loro diventano sempre più di sinistra. Io penso: queste ideologie sono considerate estremiste, no? Tempi estremi partoriscono ideologie estreme. Giusto? Questa è la ragione per la quale i ragazzi della generazione Z, questi ragazzi, stanno diventando sempre più di sinistra”.

La reazione a questa deriva ideologica (ed è solo la reazione che fa notizia in Italia, non il fenomeno che l’ha innescata) si sta palesando solo negli ultimi mesi, a livello locale e di società civile. A livello locale è la Florida in prima linea, con il governatore Ron De Santis che ha promosso la legge sui Diritti dei Genitori nell’Educazione. Si tratta di una legge che impone maggiore trasparenza sui programmi scolastici e maggior responsabilità nei confronti dei genitori. La legge è stata subito etichettata come discriminatoria nei confronti dei gay (Biden l’ha ribattezzata “Don’t Say Gay”), perché è stata introdotta anche a seguito della protesta contro l’eccessiva sessualizzazione nei programmi scolastici. Le madri conservatrici si sono organizzate in associazioni come le Moms for Liberty, per chiedere maggior trasparenza sui programmi scolastici e più voce in capitolo nei consigli. E soprattutto: più libertà di istruzione, perché l’istruzione pubblica negli Usa non è un monolite come in Italia, ma una rete spontanea di scuole locali, private, nate da attività caritative e pubbliche. E negli anni scolastici del Covid, anche lo homeschooling, l’educazione domestica dei figli, è raddoppiato, passando dal 5,4% all’11,1% delle famiglie con figli in età scolare.

Qui si scontrano due visioni opposte sul futuro della generazione Z. La tendenza dei progressisti, adottata da Biden, è quella di diffondere e potenziare il più possibile la scuola pubblica e rendere i figli indipendenti dai genitori, il prima possibile. Per il progressista (liberal) medio, i problemi sessuali e comportamentali insorgono in famiglia, se ai figli non si impartisce subito una completa educazione sessuale. Viceversa, per i conservatori, l’educazione spetta ai genitori e la scuola è un ausilio. Se l’ausilio esclude i genitori, lì nasce il problema. E semmai i bambini sviluppano problemi sessuali e comportamentali se vengono esposti troppo presto ad un bombardamento di nozioni iper-sessualizzate.

Questa è la vera posta in gioco.

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