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"Non lasceremo soli gli interpreti e attivisti che rischiano la vita. Con Meloni abbiamo un piano per aiutarli"

Intervista all'eurodeputato di Fratelli d'Italia Nicola Procaccini: "Non lasciamo soli i nostri collaboratori. Aiutiamoli nei Paesi vicini, ma anche a lasciare l'Afghanistan dei talebani"

"Non lasceremo soli gli interpreti e attivisti che rischiano la vita. Con Meloni abbiamo un piano per aiutarli" Esclusiva

"Ho parlato con Giorgia Meloni e si impegnerà personalmente per un’accoglienza immediata, celere, degli afghani veramente in pericolo di vita”, spiega a ilGiornale.it, Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d’Italia, che ha guidato una delegazione di Strasburgo in Pakistan. I corridori umanitari del governo, che hanno ottenuto finalmente il via libera, prevedono di portare in Italia 1200 afghani in due anni, ma la procedura sarà lenta. Diversi nostri collaboratori tagliati fuori dall’evacuazione, attivisti dei diritti umani e giornalisti rischiano la vita adesso e sono costretti a nascondersi per paura dei talebani. ilGiornale.it ha una lista di afghani, che sta aiutando, in percolo immediato. Il corpo ritrovato nelle ultime ore di Frozan Safi, 29 anni, insieme a quello di altre tre ragazze, è la dimostrazione delle rappresaglie mirate. Il quotidiano inglese The Guardian ha rivelato che l'attivista per i diritti umani era sparita il 20 ottobre. Il cadavere è stato identificato venerdì all'obitorio di Mazar i Sharif. “L'abbiamo riconosciuta dai suoi vestiti. I proiettili le hanno distrutto la faccia" ha dichiarato la sorella, Rita, un medico. "C'erano ferite da proiettile dappertutto, troppe da contare - ha raccontato - in testa, al cuore, sul petto, ai reni e alle gambe”. Procaccini che rappresenta i Conservatori e riformisti europei nella Commissione Libe, su libertà, giustizia e diritti umani, è appena rientrato dalla visita lampo di due giorni, ma intensa, in Pakistan.

Qual è la situazione degli afghani scappati in Pakistan, dopo l’arrivo a Kabul dei talebani?

“Ieri scadeva un ultimatum del governo di Islamabad rivolto ai profughi: chi non aveva ottenuto un visto occidentale o pachistano sarebbe stato rimandato a casa. Per ora non è ancora giunta la grande ondata, ma il Pakistan si attende l’arrivo in massa degli afghani nel giro di settimane con il peggioramento della situazione soprattutto economica”.

Fratelli d’Italia vuole che gli afghani in fuga restino nei paesi limitrofi. E quelli che rischiano la vita?

“Aiutiamo ad aiutarli sostenendoli in Pakistan e Iran non è solo la linea di Giorgia Meloni, ma sono le stesse idee di Merkel e Macron. A parte uomini e donne che hanno collaborato con gli occidentali o sono in reale pericolo di vita, che vanno soccorsi e c’è anche qualche cristiano, con ponti aerei, corridoi umanitari, caso per caso”.

In pratica qual è il piano?

“Giorgia Meloni si impegnerà personalmente per un’accoglienza immediata, celere, degli afghani veramente in pericolo di vita, i casi veramente gravi e urgenti. È intenzionata a farlo interessando il mondo cattolico. Un’organizzazione cristiana piuttosto radicata è già pronta e ha i fondi per organizzare un volo charter per 350 persone. Non si tratta solo di portarli in Italia, ma anche in altri paesi come il Brasile”.

Cosa pensa dei corridoi umanitari decisi dal governo con le Ong?

L’Italia era l’unico paese che non li aveva ancora attivati. Il tanto vituperato presidente brasiliano Bolsonaro ha già avviato un mega corridoio per gli afghani. Adesso è arrivata la firma a Roma per accogliere 1200 persone in due anni, ma il rischio è che per gli afghani in pericolo immediato sia troppo tardi, tutto troppo lento”.

La nostra ambasciata a Islamabad è collaborativa?

“L’ambasciatore in Pakistan, Andreas Ferrarese, è un diplomatico che sente nel profondo di non poter sfuggire dalle storie drammatiche degli afghani più a rischio e delle loro famiglie. Fa di tutto, a differenza di altri, per aiutarli”.

Durante la visita della delegazione siete riusciti a risolvere casi drammatici?

"Mi sono personalmente interessato per aiutare una giornalista afghana con il marito costretti a scappare in Pakistan, che rischiavano di venire rimandati inidetro. Attraverso la diplomazia le abbiamo fatto ottenere, per ora, un visto locale e poi vedremo se sarà possibile inserirla nei corridoi umanitari italiani”.

Come è nata questa missione?

“Il Pakistan ha un accordo commerciale con l’Unione europea vantaggioso per Islamabad. Proprio in questi giorni si sta trattando il rinnovo. In aprile il Parlamento europeo aveva approvato una risoluzione di condanna per la legge sulla blasfemia di Islamabad che ha portato alla condanna a morte di una coppia di cristiani (ilGiornale ha scoperto che sono stati lasciati partire proprio per Bruxelles, dove sono in salvo da qualche settimana nda). I pachistani ci hanno invitato a discutere del problema e nel frattempo si è aggiunta la crisi afghana”.

Avete fatto qualche passo in avanti sui cristiani?

"Abbiamo capito che la legge sulla blasfemia viene utilizzata nelle aree rurali, più conservatrici, spesso per interessi spiccioli. Ti accuso di aver offeso Maometto così mi prendo il tuo terreno o la casa. I pachistani sostengono di averla messa in naftalina”.

E dei talebani cosa dicono adesso che hanno preso il potere?

“Secondo i pachistani l’Occidente deve riconoscere il regime perchè non ci sono alternative, altrimenti arriva un’ondata di profughi che non intendono sostenere in alcun modo. Secondo Islamabad bisogna riaprire il flusso di aiuti verso Kabul per evitare il collasso.

Però ammettono che al potere non ci sono i talebani che hanno trattato con gli americani a Doha ma i duri e puri, più estremisti, che disconoscono gli accordi”.

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