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Obama all'Onu contro Mosca. Affondo sulle crisi in Siria e Ucraina

Il presidente americano porta avanti la sua linea: "I russi rispettino il diritto internazionale". E su Damasco: "Non possiamo sostenere Assad"

Barack Obama alle Nazioni Unite
Barack Obama alle Nazioni Unite

Prima il discorso del presidente brasiliano Dilma Rousseff, poi è la volta di Barack Obama. È lui a prendere la parola alle Nazioni Unite, durante l'assemblea generale che da oggi continuerà fino a sabato, sottolineando che gli Stati Uniti hanno imparato dal passato, e nella fattispecie dall'Iraq, che "non possono risolvere da soli i problemi" del mondo.

"Gli Stati hanno lavorato con molte nazioni presenti in questa assemblea, sulle ceneri della Seconda guerra mondiale, per prevenirne una terza", ha detto Obama, aggiungendo che i Paesi del mondo non dovrebbero "tornare a conflitti e coercizioni, che erano utilizzati in passato".

Nel discorso di Obama anche un attacco non troppo velato a Mosca, quando il presidente parla delle "potenze internazionali che agiscono in contraddizione con il diritto" e dice che "c'è qualcuno che ci dice che dovremmo sostenere dei tiranni come Assad, perché l'alternativa è molto peggio".

Il presidente americano apre a una possibile soluzione della crisi siriana con l'aiuto di Iran e Russia, ma sulle condizioni è molto chiaro: Assad non può far parte di una transizione. Una soluzione che difficilmente potrebbe essere accettata a Mosca e a Teheran, soprattutto dopo gli sviluppi di questi ultimi giorni.

C'è spazio pure per l'Ucraina, con gli Stati Uniti che chiariscono il loro punto di vista: non si può assistere a "flagranti violazioni della sovranità statale e non fare nulla" e difendono la scelta delle sanzioni contro la Russia, che condanna: "Avesse tentato la strada della diplomazia sarebbe stato meglio".

E per la Libia, dove Obama riconosce una mancanza da parte della comunità internazionale, che avrebbe dovuto "fare di più per evitare il vuoto di potere" dopo avere cacciato Gheddafi, mentre sostiene la bontà di un accordo con l'Iran che "eviterà una guerra" e si dice fiducioso sul futuro di una Cuba senza l'embargo.

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