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Il Papa vuole aprire la porta santa a Bangui e intanto i missionari sono nel mirino delle milizie

Il Papa durante l'Angelus ha ribadito la volontà di recarsi in Centrafrica ma nel Paese prosegue la guerra, i missionari sono soggetti ad attacchi e i profughi sono accolti anche nelle chiese

Il Papa vuole aprire la porta santa a Bangui e intanto i missionari sono nel mirino delle milizie

''I dolorosi episodi che in questi ultimi giorni hanno inasprito la delicata situazione della Repubblica Centrafricana, suscitano nel mio animo viva preoccupazione. Faccio appello alle parti coinvolte affinché si ponga fine a questo ciclo di violenze. Sono spiritualmente vicino ai Padri comboniani della parrocchia Nostra Signora di Fatima in Bangui, che accolgono numerosi sfollati. Esprimo la mia solidarietà alla Chiesa, alle altre confessioni religiose e all’intera nazione Centrafricana, così duramente provate mentre compiono ogni sforzo per superare le divisioni e riprendere il cammino della pace. Per manifestare la vicinanza di tutta la Chiesa a questa Nazione così afflitta e tormentata ed esortare tutti i centroafricani ad essere sempre più testimoni di misericordia e di riconciliazione, domenica 29 novembre ho in animo di aprire la porta santa della cattedrale di Bangui, durante il Viaggio apostolico che spero di poter realizzare in quella nazione''.

Queste sono state le parole pronunciate da Papa Francesco durante l'Angelus di domenica scorsa. Un interesse quello del Papa verso il Centrafrica, Paese che dal 2012 sta vivendo un conflitto civile e confessionale nato però per il controllo delle risorse minerarie, che è una chiara dimostrazione della volontà di schierarsi in prima linea per la costruzione di un processo di pace. Quella di Francesco sarà infatti la prima visita di un Santo Padre in un Paese in guerra, ma intanto nello stato africano gli scontri proseguono, e nell'occhio del mirino delle milizie musulmane e Seleka sono finiti anche i missionari comboniani. Le chiese ora aprono le proprie porte per ospitare i rifugiati e nel solo convento Notre Dame du Carmel sono più di 5mila gli sfollati.

E' evidente che la volontà dei leader dei gruppi in lotta, da Djotodia a Bozizè, è quella di destabilizzare il governo e sbriciolare il processo elettorale che dovrebbe svolgersi il 13 dicembre.

Ma la visita pastorale è fissata per il 29 novembre e per quell'occasione, invece quali potrebbero essere interessi e strategie dei ribelli? E quali gli effetti collaterali del viaggio? Ad ora è impossibile stabilirlo però si può cercare di comprendere il domani analizzando l'oggi centrafricano che è costituito da una guerra che prosegue facendo della ferocia un imperativo di condotta, un governo debole e incapace di affrontare la crisi e dei contingenti internazionali che faticano a garantire la sicurezza nel territorio.

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