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Dopo Parigi, la guerra globale rischia di diventare civile

La strategia mortifera dell'Isis funziona: nei Paesi occidentali maggiormente colpiti dall'immigrazione si moltiplicano gli attacchi fisici, materiali e verbali contro i musulmani

Dopo Parigi, la guerra globale rischia di diventare civile

Di questo passo la guerra globale contro lo Stato Islamico nel Vicino e Medio Oriente potrebbe trasformarsi in guerra civile in molti Paesi europei che in questi ultimi decenni hanno subito i flussi migratori provenienti dal mondo islamico. In Francia, Germania, Inghilterra, Belgio, Olanda, Albania, Bosnia, Bulgaria, Macedonia, Cipro, nei Paesi Scandinavi, le tensioni di natura etnico-religiosa aumentano ogni giorno di più dettate dalla progressione delle relazioni internazionali, dagli attentati che colpiscono il cuore delle città europee, e dall’islamofobia imperante nei massmedia occidentali.

Il quotidiano The Independent ha rivelato che in Gran Bretagna gli attacchi contro i cittadini di fede islamica sono aumentati di oltre il 300 per cento, per un totale di 115 aggressioni di tipo verbale o fisico, nella settimana successiva agli attacchi terroristici di Parigi. La maggior parte delle vittime sarebbero state donne di età compresa tra i 14 e i 45 anni che indossavano il tradizionale velo, i responsabili invece sarebbero principalmente maschi bianchi tra i 15 e i 35 anni. Il video che dopo il 13 novembre ha fatto il giro di internet è infatti quello di un uomo che nella metropolitana di Londra ha gettato una ragazza con il hijab contro il convoglio ferendole gravemente il volto. In Francia il copione è pressoché identico. Il sito della rivista Nouvel Observateur ha pubblicato un elenco di brevi fatti che raccontano, dai Pirenei alla Val-de-Marne, i presupposti di una guerra che diventa sempre più civile: spari contro un uomo di origine turca, scritte razziste su una macelleria halal, croci rosso sangue sui muri di una moschea, pietre sul furgone delle consegne di un ristorante kebab a Barentin, botte a un maghrebino a margine di una manifestazione a Pontivy.

Oltre agli attacchi fisici o materiali, in molte città europee si sono svolte manifestazioni contro moschee, islamizzazione e Islam. A Colonia, in Germania, simpatizzanti e militanti di Pegida, il partito di opposizione tedesco nato da un paio di anni. Anche a Praga (Repubblica Ceca), Varsavia (Polonia) e Texas (Stati Uniti) non sono mancate le dimostrazioni di piazza per ribadire quello che alcuni partiti considerano un pericolo per la sicurezza e l’identità europea.

Gilles Kepel, massimo esperto di cultura araba e islamica, in una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera ha spiegato come la strategia dello Stato Islamico è proprio quella di “scatenare attraverso gli attentati i gruppi xenofobi della destra europea contro i migranti e contro il mondo islamico tout court” che a lavoro volta servono radicalizzare i musulmani in generale.

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