Il Pentagono ammette esistenza di un programma sugli Ufo

Il Pentagono temeva che Cina e Russia avessero sviluppato un qualche tipo di sistema di propulsione ignoto: "registrati decine di avvistamenti inspiegabili"

Il Pentagono ammette esistenza di un programma sugli Ufo

Advanced Aviation Threat Identification Program. Era questo il nome del programma del Pentagono, supervisionato dal Congresso degli Stati Uniti che aveva l’obiettivo di indagare sugli oggetti volanti non identificati, meglio noti come UFO (Unidentified Flying Objects). L’esistenza del programma, chiuso nel 2012, è stata ufficialmente riconosciuta dal Pentagono.

“Gli oggetti volanti non identificati visti dai piloti e dal personale militare apparivano molto più avanzati di quelli presenti negli arsenali americani o stranieri. In alcuni casi, le loro manovre sembravano sfidare le leggi della fisica”.

L’esistenza dell’Advanced Aviation Threat Identification Program era nota ad un ristretto numero di funzionari. Ufficialmente avviato nel 2005 dall'allora leader della maggioranza al Senato Harry Reid, il programma aveva l’obiettivo di chiarire gli “incidenti inspiegabili registrati negli anni dall’Esercito degli Stati Uniti”.

“Il programma nasceva per identificare la possibile presenza di tecnologia di ultima generazione sviluppata da un paese straniero ed in che modo avrebbe potuto minacciare gli Stati Uniti”.

Alla base del programma vi erano i timori che Cina e Russia stessero sviluppando un qualche tipo di sistema di propulsione ignoto al Pentagono.

Advanced Aviation Threat Identification Program

In sette anni, l’Advanced Aviation Threat Identification Program ha analizzato anche gli “eventi non verificati in fase di valutazione”: episodi attualmente inspiegabili. In base ai dati diramati dal Pentagono, il programma ha ricevuto fondi fino ad un massimo di 20 milioni di dollari l'anno dal Congresso degli Stati Uniti. Nella sua lettera di dimissioni indirizzata lo scorso ottobre al Segretario alla Difesa James Mattis, l'ufficiale dell'intelligence che ha diretto l'AATIP Luis Elizondo ha affermato che “le prove raccolte negli anni non sono state prese sufficientemente sul serio dal Pentagono”.

“Abbiamo registrato decine di avvistamenti inspiegabili, non ostili, dei piloti della Marina e di altri osservatori. Velivoli con capacità aerodinamiche mai osservate prima, al limite della tecnologia conosciuta. Gli incidenti sono spesso avvenuti nei pressi di impianti nucleari, centrali elettriche o navi. Non avevamo mai visto niente del genere. Qualcosa di inspiegabile è sempre considerata una potenziale minaccia fino a prova contraria. Per quanto riguarda il lato positivo, credo che oggi siamo più vicini che mai nel comprendere tale tecnologia”.

Sarebbe corretto affermare che il riconoscere l'origine sconosciuta di un oggetto non significa affermarne la sua origine extraterrestre. Molti fenomeni restano inspiegabili in base alle attuali conoscenze scientifiche.

Nella nota ufficiale del Pentagono si legge che "l’Advanced Aviation Threat Identification Program è stato chiuso nel 2012. Ben altre priorità meritavano finanziamenti nell’interesse del Dipartimento della Difesa che prende sul serio qualsiasi tipo di minaccia esistente o potenziale. In presenza di informazioni credibili, il Dipartimento della Difesa garantisce le risorse opportune”.

Le conclusioni del programma sono classificate. Molte le domande al riguardo come i finanziamenti: 20 milioni di dollari per sette anni per un programma che avrebbe dovuto valutare la possibile esistenza di tecnologia sconosciuta ostile, sembrano davvero pochi. Nulla a che vedere, ad esempio, con le risorse messe a disposizione del Progetto Bluebook che dal 1947 al 1969 ha studiato migliaia di avvistamenti di oggetti volanti non identificati. 701 dei dodicimila avvistamenti valutati dalla commissione del Progetto Bluebook restano ad oggi inspiegabili. Il Pentagono afferma che l’Advanced Aviation Threat Identification Program è stato chiuso nel 2012, ma potrebbe tranquillamente continuare ad esistere in forma classificata e finanziato con ingenti risorse.

Alimentare le teorie sui prototipi alieni è un’ottima copertura

L’opinione pubblica dimentica che il divario tra la tecnologia sperimentale segreta e quella nota è di circa 25/30 anni. E’ una finestra temporale evolutiva enorme, basti pensare ai progressi avvenuti nei trent’anni successivi al primo volo dei fratelli Wright nel dicembre del 1903. Da non sottovalutare la pista del camuffamento, utilizzata da decenni da ogni nazione: far credere all'opinione pubblica (o al nemico) di essere in possesso di chissà quale sistema d’arma per nascondere operazioni ombra o progetti segreti. Una scelta mirata quindi per distogliere l’attenzione da qualcos’altro (o far abbassare la cresta così come avvenne quando fu mostrato l’F-117). L'Area 51 ad esempio, negli anni al centro di ogni teoria complottistica . La base è divenuta negli anni uno specchietto per le allodole. In molti non sanno, per esempio, che negli USA esistono almeno altre dieci basi come l’Area-51 utilizzate per testare svarati asset classificati. Nessuno sa dove sono. In pochi sanno che esistono. Le restrizioni economiche non si applicano per le basi come l’Area 51, adibita per accogliere e testare i prototipi segreti nei programmi neri delle diverse agenzie e delle divisioni speciali dei principali appaltatori della difesa. Fin dagli anni '70, l'Area 51 ospita in rotazione la flotta MiG/Sukhoi ombra per sviluppare tattiche di volo non convenzionali

Gli UFO del Pentagono: il programma Aurora

Il Long Range Strike-Bomber è considerato una priorità assoluta per l'Air Force. Il progetto è classificato dal 2011, ma almeno due prototipi dell’USAF solcherebbero i cieli da tempo. C’è poi il drone stealth RQ-180 e la versione avanzata (sebbene più grande) dell’X-47B. Tra gli anni ’80 e ’90, la Skunk Works ottenne fondi per alcuni Black Projects che diedero vita all’F-117 come anche al velivolo spia U-2. La Black Aircraft Production della Lockheed, ottenne finanziamenti per svariati miliardi di dollari, erano 5 negli anni ’90, per la produzione di un sistema coperto da segreto militare mai reso noto. Non è mai stato identificato, ma negli anni abbiamo visto numerosi ufo nel cielo. Nel marzo dello scorso anno con un annuncio “inaspettato”, Lockheed Martin comunicò al mondo di aver maturato la tecnologia per realizzare la prima piattaforma ipersonica operativa del pianeta. Che le specifiche delle piattaforme di sesta generazione riguardassero espressamente la velocità ipersonica, era noto da tempo.

“La nostra configurazione aerodinamica è stabile in tutti i profili di volo: subsonico, transonico, supersonico ed ipersonico”. Leggendo tra le righe, Lockheed ammise di aver quindi ultimato lo sviluppo di una tecnologia, ancora sperimentale nel resto del mondo. Nello specifico, un profilo superiore a Mach 6 prevede l’implementazione di nuovi sistemi di protezione termica così come il disegno aerodinamico. Quest’ultimo, considerando l’assenza delle superfici mobili, è stato ottimizzato per ottenere la stabilità a diversi regimi di velocità.

Fino ad oggi, almeno nei processi di sviluppo noti, la piattaforma ipersonica veniva sganciata ad alta quota da una piattaforma di supporto. Ciò perché un velivolo ipersonico non potrebbe sfruttare le piste convenzionali per il decollo e l’atterraggio. L’SR-72, invece, avrebbe superato queste limitazioni. La Skunk Works, divisione per i progetti speciali della Lockheed, avrebbe consegnato un progetto finale in grado di raggiungere la Corea del Nord in 90 minuti, sorvolare l’intera penisola in due, effettuare rilevazioni ad altissima risoluzione e comportarsi come un velivolo standard, senza la necessità di un velivolo di lancio o di richiamo.

Il concetto di motore a ciclo combinato, aggira le limitazioni tradizionali di reattori, statoreattori e scramjet, che possono operare soltanto a diversi regimi di velocità. Il nuovo sistema propulsivo mira a risolvere questo problema utilizzando un motore a turbina per la bassa-velocità ed uno scramjet a velocità elevate. Il dimostratore della Lockheed costerà meno di un miliardo di dollari ed avrà le dimensioni di un F-22 Raptor. Lockheed, in realtà, ha confermato che i prototipi degli SR-72 volano da tempo grazie a programmi classificati. E' anche conosciuto come Programma Aurora.

L’UFO della Russia

Nel settembre dello scorso anno Mosca ammise l’esistenza di un drone sperimentale a bassa osservabilità, basato su una configurazione aerodinamica non convenzionale. Progettato dalla Irkut Corporation, presenterebbe uno schema geometrico strutturale contenente soluzioni aerodinamiche uniche e mai utilizzate. È stato progettato per la ricognizione e l’attacco in ambienti A2/AD. Il Ministero della Difesa russo investe da anni copiosi fondi nella tecnologia UAV. Secondo indiscrezioni, non confermate, il gap con gli americani sarebbe stato ormai colmato. Alla memoria ritorna un precedente avvenuto nel luglio dello scorso anno, quando un drone di qualche tipo violò uno degli spazi aerei più protetti al mondo: quello di Israele. Con un certo imbarazzo, gli israeliani affermarono che il drone non è stato intercettato nonostante contro di esso fossero stati lanciati tre missili. Il drone proveniva dalla Siria. Non sarà mai identificato.

L’UFO europeo: Taranis

Taranis è stato progettato per la guerra asimmetrica e per il combattimento aria-aria ed aria-terra. Taranis ha completato con successo un volo di prova, registrato e pubblicizzato il 10 agosto del 2014 nel poligono militare di Woomera, nel sud dell’Australia. Ha volato per 15 minuti, compiendo manovre a varie quote ed a differenti velocità prima di atterrare. Una settimana dopo, il 17 agosto, è stato effettuato un altro volo di prova. La fase due dovrebbe essersi conclusa con altri quattro voli. Non si conoscono i dettagli della fase tre. Il programma (in realtà potrebbero essere due i Taranis operativi) costato ad oggi 350 milioni dollari, mira a sviluppare un velivolo a bassa osservabilità senza pilota per missioni C4ISTAR per la sorveglianza, la raccolta di informazioni e la guerra elettronica in territorio nemico. Le ali del Taranis presentano un elevato angolo di freccia positiva con un'apertura che misura 33 metri di larghezza. Secondo BAE Systems il Taranis è il non plus ultra dell’ingegneria e progettazione aeronautica. Nella seconda serie di voli di prova, gli operatori hanno valutato le capacità di guerra elettronica, i sistemi di comunicazione criptati, l'integrazione tra il motore e la firma del velivolo per eludere i rilevamenti radar. Taranis, nome del dio celtico del tuono, rientra nel programma anglo-francese noto come Future Combat Air System (FCAS). FCAS ha l'obiettivo di sviluppare un nuovo drone da combattimento stealth, con paesi membri che contribuiscono in parti uguali alla metà del bilancio del programma. Sappiamo che la maggior parte della tecnologia del drone è stata sviluppata in Inghilterra, ma diverse aziende americane, tra cui General Electric e il Gruppo Triumph, hanno progettato gran parte dei sistemi di volo. Il primo volo del Taranis si è svolto tra l’ottobre 2013 ed il marzo del 2014. Il drone ha dimostrato la sua capacità di rullare autonomamente verso la pista per il decollo, decollare e volare sino alla zona di destinazione. Taranis sarebbe quindi in grado di generare un piano di volo fino al bersaglio, individuarlo e ritornare alla base. Il velivolo inoltre ha compiuto una valutazione simulata dei danni arrecati al target prima di eseguire un atterraggio: il tutto senza l’intervento umano. L’investimento per il Taranis è coperto per il 30% dalla BAE e dal Ministero della Difesa britannico per il restante 70 per cento. Le informazioni sulle reali capacità del Taranis sono classificate, così come il numero delle missioni fino ad oggi compiute.

E’ stato confermato solo un dato: tutti i voli della seconda e terza fase del dimostratore tecnologico sono stati condotti in configurazione stealth finale. La terza fase dovrebbe essersi svolta in Australia, la seconda in Europa.

Nel 98% dei casi quello che si vede nel cielo risponde alla fisica terrestre. Nel restante 2% potremmo anche dare ragione all’equazione di Drake.

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