Guerra in Ucraina

"Pezzi di ricambio dalla Cina". Cosa succede sulle navi da guerra di Putin

A causa delle sanzioni, sulle navi russe sarebbero stati montati pezzi di ricambio di provenienza cinese al posto degli originali. Alcuni marinai, percependo i pericoli, avrebbero denunciato la situazione al Cremlino

"Pezzi di ricambio dalla Cina". Cosa succede sulle navi da guerra di Putin

Indebolita, depotenziata, messa a dura prova dall'andamento del conflitto. Con il passare delle settimane e il protrarsi della guerra in Ucraina, la flotta navale dello Zar si sta trovando fronteggiare scenari inaspettati. Sempre più difficili da gestire. Dopo l'affondamento dell'incrociatore Moskva, fiore all'occhiello della marina militare russa nel Mar Nero, e dopo il danneggiamento della fregata Admiral Makarov, i reparti marittimi di Putin stanno accusando l'ulteriore difficoltà del reperimento dei pezzi di ricambio necessari a manutenere i loro giganti del mare. Così, secondo quanto riferisce l'intelligence ucraina, alcune navi russe starebbero montando componenti sostitutivi provenienti da elettrodomestici e macchinari cinesi.

"Le sanzioni imposte contro l'occupante mettono a rischio la manutenzione e la riparazione dei motori diesel della flotta da guerra", riferisce l'intelligence militare ucraina (Gur), citata da Ukrinform, specificando che - per garantire la galleggiabilità di alcune navi - i russi sarebbero stati costretti a installare unità di apparecchi di fabbricazione cinese. I suddetti pezzi di ricambio, inseriti al posto degli originali, sarebbero stati peraltro acquistati "più volte a un prezzo gonfiato" dovuto proprio all'attuale difficoltà di reperimento di quei componenti. Una situazione che esporebbe gli stessi soldati di Putin a parecchi rischi, non solo sul fronte bellico.

"Ora gli occupanti (...) percepiscono ogni uscita sul mare come un biglietto di sola andata", osservano i servizi ucraini della difesa, secono i quali alcuni marinai russi si sarebbero rifiutati di intraprendere missioni in zone marittime a rischio, proprio a motivo della precarietà delle unità navali. Il comando della flotta del Caspio impegnato Ucraina - sempre scondo il Gur - ha ordinato di nascondere i problemi per timore di ispezioni e di accuse di corruzione sui pezzi di ricambio. E pare che chiunque faccia trapelare informazioni al riguardo rischi imputazioni per tradimento punibili con pene fino a 15 anni di carcere. Lo stesso trattamento riservato a chi, secondo una legge di recente approvazione, divulga notizie sull'esercito ritenute false.

Nonostannte ciò, alcuni marinai della 106esima brigata navale della flotta del Caspio avrebbero tentato di scrivere lettere collettive anonime per denunciare la situazione al leader del Cremlino Vladimir Putin e al ministro della difesa Sergei Shoigu. Ma chissà se il loro grido d'allarme è mai arrivato. Del resto, pare che la reale condizione dei reparti armati impegnati in Ucraina non sia nota del tutto nemmeno agli alti vertici militari russi.

Tra informazioni frammentarie e notizie che - volutamente - non vengono fatte trapelare, la flotta dello Zar affonda tra le difficoltà con il passare dei giorni.

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