Guerra in Ucraina

Quel piano per uccidere Putin: cosa può succedere

Il presidente russo Putin potrebbe essere ucciso da un suo fedelissimo all'interno del Cremlino o dai servizi segreti: sono le ipotesi di un'ex spia francese. "Operazione sul tavolo di ogni intelligence"

Quel piano per uccidere Putin: cosa può succedere

Uccidere Putin per porre fine al conflitto tra Russia e Ucraina? Forse sì, forse no, ma di sicuro chi sta pensando di eliminare il numero uno del Cremlino c'è. Ad assassinarlo potrebbero essere i servizi segreti russi o ucraini ma anche qualsiasi altro insospettabile che si trova al suo fianco o che ha modo di interagire con lui. Recentemente, il senatore repubblicano della Florida Marco Rubio, ha domandato ironicamente che "sarebbe fantastico se qualcuno internamente facesse fuori questo ragazzo e lo eliminasse?", chiarendo subito dopo che non si tratta di politica ufficiale e che gli Stati Uniti non lo farebbero.

Il "piano" contro Putin

Comunque, c'è già chi sull'argomento ha le idee molto chiare: si tratta di un'ex spia, un agente clandestino veterano della Direzione generale francese per la sicurezza esterna (Dgse), che al quotidiano inglese Daily Beast ha raccontato come l'operazione per eliminare lo zar russo sia "sul tavolo di ogni agenzia di intelligence". L'affermazione è stata fatta con cognizione di causa: "lo so perché li programmavo", ha aggiunto. L'agente in pensione della Dgse, specialista dell'eliminazione la cui attenzione ai dettagli gli ha fatto ricevere numerosi elogi dai suoi colleghi liquidatori, fornisce anche quale sia il metodo più rapido e indolore per togliere di mezzo il nemico.

"Ecco il metodo migliore"

E allora, a cosa pensa l'ex agente rimasto ovviamente anonimo? Pochi dubbi: "Il metodo più efficiente sarebbe il veleno", sottolineando che questo tentativo "verrà dall'interno del Cremlino" e non si tratta di un "lavoro esterno". Sposando la sua tesi, l'ex 007 francese spiega che l'intelligence russa è probabilmente "l'unica rimasta a utilizzare il veleno come impostazione predefinita", ricordando un lungo elenco di sostanze russe utilizzate per uccidere i nemici del Cremlino: nel 1957 il disertore del KGB del 1957, Nikolai Khokhlov, fu eliminato dal caffè intriso di tallio, metallo grigio e altamente tossico utilizzato in topicidi e insetticidi. Insieme all'arsenico, è chiamato anche "arma del delitto". E poi, fu celebre un tentativo di omicidio nel 2004 sul candidato presidenziale ucraino Viktor Yushchenko, la cui cena fu "condita" con diossina).

Le minacce intorno allo zar

Comunque sia, avvelenare Putin non è una cosa che si potrebbe fare così facilmente. Secondo una fonte che lavora all'interno del ministero russo, lo scorso mese il presidente russo avrebbe licenziato circa mille persone (dai cuochi alle guardie del corpo), che si occupavano dei suoi bisogni personali e professionali di ogni giorno sostituendoli con un nuovo gruppo di assistenti. "Putin è ovviamente consapevole che qualcuno lo sta inseguendo", dice il francese. "Uccidere Putin non è un compito facile, ma Putin sa che si può fare e questo lo spaventa sicuramente". Prima di un'operazione del genere, la parola d'ordine è pianificazione: raccogliere informazioni, capire le abitudini.

Ad esempio, non esiste alcun veicolo, seppur blidato, che possa sopravvivere a tonnellate di esplosivo sistemato lungo la strada. L'ex pianificatore delle "operazioni nere" della Dgse afferma che almeno una persona della cerchia ristretta o appena fuori dal perimetro di Putin sia pronto a tradirlo e diventare "l'uomo scatenante". "Sarà un lavoro costoso, una fortuna", dice. "Secondo la mia esperienza, scommetterei che un piano è già in atto. C'è sempre".

Il veleno per eliminare i nemici

Corsi e ricorsi storici, è lo stesso Putin a preferire il veleno: il polonio-210 ha innescato, nel 2006, la morte di Alexander Litvinenko (ex agente dei servizi russi) e il novichok (potente neurotossina) è stato responsabile dell'attacco quasi fatale del 2018 all'ex spia russa Sergei Skripal in Inghilterra per non dipenticare l'attacco al il leader dell'opposizione Alexei Navalny, nel 2020, sempre con il novichok.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, cercò di sminuire la tendenza russa dell'epoca affermando che "in molti paesi del mondo accadono molti avvelenamenti ogni giorno": l'esatta conferma del metodo russo.

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