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L'Europa pronta a tagliare il gas. Il piano dell'Italia

Al via il piano europeo sui tagli del gas. L'Italia è il Paese più al sicuro tra i big. Ma preoccupa la Germania

L'Europa pronta a tagliare il gas. Il piano dell'Italia

Il piano europeo concordato nella giornata del 26 luglio scorso dai ministri dell'Energia al Consiglio europeo straordinario entrerà in vigore da domani: oggi è infatti prevista la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue del piano che prevede i tagli ai consumi di gas entro l'area dell'Unione europea.

Solo la Polonia e l'Ungheria tra i governi dell'Unione europea hanno votato contro la strategia che impegna l'Europa a pensare a un piano volontario di taglio al consumo di gas del 15% fino alla prossima primavera. Tale taglio può diventare obbligatorio solo se sarà il Consiglio europeo a decretare l'inizio dell'emergenza energetica, e non la Commissione come inizialmente pensato. Una manovra, questa, che riporta in capo agli Stati la decisione ultima in materia e scongiura l'austerità energetica criticata dall'Italia.

"La riduzione della domanda di gas mira a realizzare risparmi per quest'inverno per prepararsi a eventuali interruzioni delle forniture di gas dalla Russia, che utilizza costantemente le forniture energetiche come arma", si legge in una nota del Consiglio Ue. Le deroghe e la flessibilità concessa a chi ha possibilità di garantirsi approvvigionamenti diversificati hanno concesso all'Italia una necessità di tagli minori: sarà infatti del 7% il taglio volontario a cui Roma si impegnerà da qui al 31 marzo 2023. Una quota di riduzione dei consumi in linea con quanto prospettato dal Ministero della Transizione Ecologica guidato da Roberto Cingolani. E che consente al governo Draghi, nelle sue ultime settimane di tenuta, di non dover correre eccessivamente, consentendo di pensare apertamente al fatto che potrà essere il suo successore a decidere se e dove intervenire. Il taglio della dipendenza dalla Russia dal 40 al 15%, sottolineato di recente da Cingolani, aggiunge ulteriori elementi a favore di questa riflessione.

Alcuni Paesi, come la Romania, ostentano invece sicurezza: il ministro dell'Energia, Virgil Popescu, ha dichiarato che con l'estate in corso e stoccaggi al 60% Bucarest non ha intenzione di operare alcun taglio dei consumi.

Altrove, nota Il Messaggero, il timore della crisi energetica ha imposto la necessità di scelte più anticipate: "La Spagna è stata la prima ad approvare un decreto che fissa le temperature massime e minime per il termostato - in estate non si potrà scendere al di sotto dei 27 gradi, in inverno non si dovranno oltrepassare i 19 - e i dipendenti pubblici sono stati invitati a togliere la cravatta; mentre le vetrine dei negozi dovranno staccare le luci alle 10 di sera". La Francia, invece, ha iniziato a anticipare alcune misure di riduzione dei consumi che saranno in vigore da fine agosto: "il divieto di tenere le porte dei negozi aperte mentre aria condizionata o riscaldamento sono in funzione, e lo spegnimento delle facciate delle attività commerciali e dei cartelloni pubblicitari illuminati durante la notte" sono due esempi.

Dalla Francia Le Figaro ha invece individuato nella Germania il potenziale "malato d'Europa": "Questa volta è la Germania che si trova nella posizione di una cicala imprevidente e indigente, mentre la Francia e i Paesi dell'Europa meridionale si adornano delle virtù della formica", ha attaccato il maggior quotidiano della destra francese, sottolineando come Berlino si stia facendo destabilizzare dalla Russia e il Paese abbia reagito con una serie di misure eterogenee ma che lasciano trasparire il panico: dal taglio dell'acqua calda nelle piscine pubbliche a Hannover allo spegnimento dei monumenti pubblici a Berlino, le autorità locali stanno facendosi interpreti di un ircocervo di misure non coordinate mentre il governo latita e Olaf Scholz vuole ritardare il più possibile la stretta sui consumi, temendo un crollo economico e addirittura un boom della disoccupazione se in autunno e inverno Mosca porterà la guerra energetica alle estreme conseguenze tagliando le forniture. Le Figaro nota: "i nostri vicini d'oltre Reno stanno preparando la cessazione delle attività per ristrettezze da tempi di guerra" senza volerlo ammettere neanche a loro stessi. E nella giornata dell'8 agosto l''Associazione tedesca degli inquilini ha lanciato l'allarme circa il fatto che in Germania si rischia un boom delle bollette tale da rendere difficile per milioni di persone, e negli scenari più estremi addirittura un terzo della popolazione, sostenerle nel proprio bilancio famigliare.

Nuovi esempi di scenari di crisi come il blocco parziale a Nord Stream 2, l'embargo a un Paese rifornito da Mosca o momenti di eccessivi picchi di gelo nei Paesi dell'Europa settentrionale possono essere il volano per la tempesta perfetta sull'energia europea, con la Germania bersaglio numero uno sia di shock esterni che di minacce portate dalla Russia. Su Inside Over si è a tal proposito argomentato come l'Italia sia decisamente avvantaggiata su Berlino in tal senso, complice la maggiore interconnessione ad altri sistemi, la diversificazione crescente, il clima più mite. L'Italia potrà scegliere se operare o meno tagli in linea con le strategie governative e comunque inferiori rispetto alla media europea; la Germania dovrà giocoforza adattarsi, con ogni probabilità, a un taglio più alto della media comunitaria, volente o nolente. Il rischio maggiore per Roma è legato a Berlino, non al suo contesto interno: un blocco dell'industria manifatturiera germanica per il caro-energia e la crisi autunnale potrebbe riverberarsi sulle filiere produttive del Nord e sul futuro del sistema-Paese e della sua ripresa. Ma in questo caso parleremmo di una crisi ben più ampia, dai riflessi comunitari. L'Italia, sul gas, può presentarsi come esempio virtuoso. E la prima efficienza è stata la capacità di attivare fonti alternative rispetto alla Russia e giocare su più tavoli, dal Mediterraneo all'Africa passando per le politiche per la transizione.

La vera attestazione di efficienza che può rendere secondaria o non immediata la necessità di tagli in vista del freddo autunno che attende l'Europa.

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