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Pignatone: "Verità su Giulio Regeni? Non so. È l'Egitto a fare le indagini"

Dopo due giorni di vertice al Cairo, gli inquirenti italiani sono tornati a Roma

Un momento del sit-in davanti all'ambasciata egiziana per chiedere la verità sulla morte di Regeni
Un momento del sit-in davanti all'ambasciata egiziana per chiedere la verità sulla morte di Regeni

Qualche passo avanti, nei due giorni di visita al Cairo degli inquirenti italiani che stanno seguendo il caso Regeni, la si è avuta. La parte egiziana ha finalmente messo a disposizione una parte dei dati telefonici necessari a portare avanti le indagini sulla morte del giovane ricercatore italiano e dall'altra parte gli uomini di Ros e Sco hanno mostrato alcuni file provenienti dal suo computer.

Nel portatile di Giulio Regeni, torturato e ucciso al Cairo dopo essere sparito lo scorso 25 gennaio, c'erano infatti una serie di immagini che lo ritraggono con altre persone, solo alcune delle quali sono già state individuate dagli inquirenti. Gli otto uomini di polizia e carabinieri sono nel frattempo tornati in Italia e la Farnesina ha parlato di "un fatto positivo" individuato nella riapertura dei contatti con la controparte, chiarendo però che una valutazione doveva arrivare dalla procura di Roma.

Un giudizio che è arrivato oggi, per bocca del procuratore capo Giuseppe Pignatone. E che non sembra condividere del tutto l'ottimismo del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Parlando al convegno organizzato per commemorare i magistrati Francesco Coco e Vittorio Occorsio, uccisi 40 anni fa dal terrorismo, ha chiarito: "Si arriverà alla verità sulla morte di Giulio Regeni? Non lo so. Deve essere chiaro che le indagini le conducono l'autorità giudiziaria e la polizia di stato egiziani. Noi collaboriamo nei limiti del possibile".

La valutazione di Pignatone tiene conto di una collaborazione che finora è stata particolarmente complessa, quando non del tutto assente, e che ha spinto l'Italia a richiamare per consultazioni l'ambasciatore al Cairo, Maurizio Massari - sostituito oggi da Giampaolo Contini -, per segnalare chiaramente all'Egitto che nessuno a Roma si accontenerà di una delle molte versioni di comodo fornite nel corso dei mesi dalla morte di Giulio Regeni.

A mancare nelle carte consegnate ci sono ancora il traffico delle celle telefoniche e i tabulati di due utenze e alcune informazioni su soggetti vicini a Regeni.

Da Roma arriva comunque anche un'apertura: "utile e cordiale" è stato definito l'incontro al Cairo e molte delle richieste dei pm sono state soddisfatte.

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