Kiev bussa alla porta di Obama: "Putin non sta ai patti. Armateci"

L'Ucraina chiede a Washington di riempirgli gli arsenali. E il presidente accusa: "I russi armano i terroristi"

Kiev bussa alla porta di Obama: "Putin non sta ai patti. Armateci"

Cessate il fuoco, ritiro dell'artiglieria pesante, rilascio dei prigionieri e accesso garantito alle aree del conflitto per gli ispettori dell'Osce. Erano queste le quattro condizioni degli accordi firmati a febbraio tra Russia e Ucraina. Un patto, dice il presidente di Kiev, Petro Poroshenko, che Mosca non sta rispettando.

"Non è successo nulla", spiega al Corriere della Sera, sottintendendo un sostanziale fallimento del tentativo di mediazione di Germania e Francia. Cita un rapporto dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e aggiunge: "La Russia sta continuando a mandare truppe, armi e finanziamenti per un miliardo di dollari ai terroristi nel Donbass".

Se la scorsa settimana si è sparsa la voce di una telefonata tra Barack Obama e Vladimir Putin, il presidente ucraino sostiene però che, al di là di questo, non si sono visti altri segnali che possano far pensare a un serio passo in avanti per la risoluzione del conflitto.

"Per ordine di Putin sul nostro territorio sono ammassati 200 mila uomini e un arsenale rifornito di carri armati, sistemi sofisticati lancia missili, razzi per la contraerea.

Uno di questi ha abbattuto l’aereo civile della Malesia lo scorso anno", accusa Poroshenko.

E la richiesta che rivolge alla Casa Bianca è chiarissima: armi letali americane. "Fa parte del nostro diritto di Stato sovrano. Ma finora non ne abbiamo ricevute. Stiamo negoziando con loro".

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