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Proteste a Teheran contro il caro-vita. Le più imponenti dal 2012

Il Gran Bazar di Teheran si è trasformato in un focolaio di manifestazioni contro gli ayatollah. Commercianti e consumatori protestano per l’aggravarsi della situazione economica e per il crescente deprezzamento della valuta nazionale. Era dal 2012 che la capitale iraniana non vedeva sfilare cortei tanto imponenti

Proteste a Teheran contro il caro-vita. Le più imponenti dal 2012

Proteste a Teheran contro l’incapacità degli ayatollah di rispondere alla crisi economica che ha colpito la Repubblica islamica dal maggio di quest’anno. Domenica scorsa, i commercianti del Gran Bazar della capitale hanno proclamato la serrata e da allora migliaia di persone attraversano la città reclamando la fine dello scontro diplomatico tra Usa e Iran. Cortei così imponenti non si vedevano dal 2012, anno in cui la ribellione popolare indusse il governo ad adottare un atteggiamento più conciliante nei confronti dei Paesi occidentali e dell’Agenzia internazionale per l’Energia atomica.

Da un mese, ossia da quando il Presidente americano Trump ha annunciato di non volere più sottoscrivere l’accordo sul “nucleare iraniano” siglato nel 2015, la valuta persiana, il riyal, si è progressivamente deprezzata rispetto al dollaro. La minaccia statunitense di comminare ad agosto nuove sanzioni economiche alla Repubblica islamica ha ulteriormente accelerato la perdita di valore della moneta nazionale. Il crollo di quest’ultima ha provocato il rincaro dei beni importati e un repentino peggioramento delle condizioni di vita nel Paese asiatico. Attualmente, un dollaro americano equivale a 90mila riyal, mentre ne valeva 65mila il giorno prima che Trump rigettasse l’accordo sul nucleare e 42.890 alla fine del 2017. L’indebolimento della divisa e il conseguente caro-vita hanno favorito l’esplosione della rabbia popolare. In Iran, prodotti occidentali come cellulari e computer, fonte principale dei guadagni dei commercianti, sono diventati veri e propri beni di lusso.

Il Gran Bazar della capitale è divenuto l’epicentro della ribellione. Per il momento, le proteste a Teheran si sono svolte pacificamente, anche se non sono mancati momenti di tensione, con la Polizia costretta a respingere un tentativo di assalto della folla al palazzo del Parlamento. Il presidente Rohani ha immediatamente cercato di rassicurare la popolazione adottando provvedimenti intesi a rafforzare il valore della divisa nazionale. Attraverso l’imposizione per legge di un tasso di cambio inderogabile (42mila riyal per un dollaro), le autorità sperano di alleviare le difficoltà dei commercianti e di garantire ai consumatori beni meno cari. Moti alimentati da ragioni economiche si erano già verificati nel gennaio scorso.

Tuttavia, questi avevano interessato soltanto alcune province e non i grandi centri urbani.

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