La crisi alimentare al centro dell'intervista che il presidente russo Vladimir Putin ha rilasciato su Rossiya-1, uno dei principali canali televisivi della Russia. Il leader del Cremlino da un lato è apparso aperto a possibili soluzioni per dirimere una delle crisi più gravi generate dal conflitto in Ucraina. Ma, dall'altro lato, ha accusato l'occidente ancora una volta di voler usare Mosca come “capro espiatorio”.
“La crisi alimentare non è colpa nostra”
Russia e Ucraina da sole influiscono su più della metà dell'export internazionale di grano e di prodotti alimentari quali mais e semi di girasole. Elementi indispensabili per diversi Paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo dell'area nordafricana e del medio oriente. Con la guerra e il conseguente blocco dei porti, l'export ucraino si è di fatto azzerato. Le conseguenze già adesso appaiono molto gravi: i prezzi del grano e dei beni di prima necessità sono aumentati di molti punti percentuali, mentre in diversi Paesi sta iniziando a esserci una preoccupante carenza di pane, pasta e farina.
Un contesto che potrebbe, nel caso di prolungamento della guerra e del blocco dei porti, andare rapidamente a peggiorare. Per Putin però la colpa non è da addebitare a Mosca. “La situazione peggiorerà – ha detto nel corso dell'intervista – perché gli inglesi e gli americani hanno imposto sanzioni sui nostri fertilizzanti”.
Il leader del Cremlino ha quindi puntato il dito contro l'occidente e contro le sanzioni imposte nel tentativo di costringere la Russia al negoziato. “Non siamo noi a bloccare i porti ucraini – ha poi aggiunto – l'occidente vuole semplicemente usare Mosca come capro espiatorio per la crisi alimentare”.
“Disponibili a far esportare il grano ucraino dai porti di Berdyansk e Mariupol”
Accuse gravi quelle di Putin, le quali dimostrano come il muro contro muro diplomatico tra il Cremlino e l'occidente sia sempre più marcato. Anche quando di mezzo c'è una potenziale crisi alimentare in grado di affamare milioni di persone e destabilizzare aree delicate del pianeta.
Al tempo stesso però il presidente russo ha voluto mostrare anche una retorica leggermente più conciliante. Al fianco infatti delle accuse all'occidente, ha in primo luogo proposto alternative per far riprendere nell'immediato l'export ucraino. “Kiev può esportare il suo grano dai porti che controlla, a partire da quello di Odessa”, ha dichiarato Putin.
“Inoltre – ha proseguito – può esportarlo via terra tramite Romania, Polonia e Bielorussia se l'occidente toglie le sanzioni a Minsk”. Dichiarazioni però che in parte stridono un po' con la realtà. Perché sotto il profilo logistico, via terra secondo Kiev è possibile esportare solo una piccola parte del grano commercializzato via mare. E inoltre le autorità ucraine sostengono che le navi commerciali che lasciano il porto di Odessa possono andare incontro a non pochi pericoli dovuti alle operazioni militari nel Mar Nero.
Ad ogni modo però, Putin ha anche dichiarato di poter mettere a disposizione i porti di Berdyansk e Mariupol per riprendere l'esportazione via mare. Gli scali cioè recentemente occupati dai russi nel corso delle loro offensive nel sud dell'Ucraina. "La Russia – ha dichiarato Putin nell'intervista – ha quasi terminato lo sminamento dei porti di Berdyansk e Mariupol che sono sotto il nostro controllo e attraverso i quali siamo pronti a garantire l'esportazione senza problemi di grano ucraino".
“In quei porti – ha aggiunto il leader del Cremlino – stiamo finendo i lavori di
sminamento visto che le truppe ucraine avevano deposto tre strati di mine”. Nel corso dell'intervista, Putin si è detto anche disponibile ad incrementare di 50 tonnellate la quota di grano esportata dal suo Paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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