Guerra in Ucraina

"Putin-Zelensky faccia a faccia qui". Erdogan in pressing ma Mosca rimanda.

Il presidente turco sente i due leader, pronto a ospitare il vertice decisivo. Restano irrisolti i nodi della Crimea e del Donbass. Lavrov: "Kiev mostra comprensione". La data ancora non c’è.

"Putin-Zelensky faccia a faccia qui". Erdogan in pressing ma Mosca rimanda.

Forte del ruolo centrale che la Turchia sta giocando nei negoziati tra Russia e Ucraina, il presidente Erdogan punta a essere il regista di un incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky a Istanbul. Ieri, come riporta l'agenzia Anadolou su Twitter, ha ribadito la sua offerta nel corso del colloquio telefonico avuto con il presidente russo. Così come aveva fatto due giorni fa con il suo omologo ucraino, che lo ha definito «un vero amico» per gli sforzi che sta facendo per arrivare alla pace.


Una data ancora non c'è e neanche notizie sui riscontri ricevuti dai due capi di Stato, ma molti protagonisti, in Russia e in Ucraina, ritengono maturi i tempi per una svolta negoziale. Erdogan, da parte sua, confida che i suoi rapporti privilegiati con entrambi possano favorire il faccia a faccia tra i due leader. «Siamo pronti a fornire la piattaforma necessaria. Sulla base della fiducia che Putin e Zelensky hanno nella Turchia, spero che saremo in grado di concordare una data dell'incontro», ha affermato, come riportano le agenzie russe e ucraine Tass e Unian. La telefonata di ieri con Putin è durata circa un'ora e mezzo. Dopo aver ringraziato il presidente russo per l'assistenza fornita da Mosca nell'evacuazione dei cittadini turchi e delle navi mercantili dalle zone di combattimento, Erdogan ha parlato con Putin dei negoziati in corso tra la delegazione russa e quella ucraina, che ieri sono ripresi online dopo quelli in presenza, martedì, nel palazzo ottocentesco di Dolmabahçe di Istanbul. Resta centrale l'impasse legata allo status della Crimea e del Donbass. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, intravede qualche spiraglio, tanto che incontrando il suo omologo indiano, ieri ha detto che sul punto l'Ucraina ha mostrato «molta più comprensione». Mentre la Russia non è disposta a fare alcun passo indietro. Tanto meno dopo l'attacco ucraino ad un deposito di petrolio nella regione russa di Belgorod. «È chiaro che non si può considerare come un qualcosa che crea le condizioni giuste per il prosieguo del negoziato», ha detto il portavoce della presidenza russa, Dmitri Peskov.


Dai negoziati di Istanbul sembravano emersi passi avanti tra le parti, al punto che Mosca aveva annunciato una «drastica riduzione dell'attività militare» sulle regioni di Kiev e Chernihiv, anche se poi i bombardamenti nella parte settentrionale del Paese non sono mai cessati e la proposta della Russia è stata intesa solo come un modo per prendere tempo e riorganizzarsi. Dai colloqui era emersa anche la disponibilità dell'Ucraina ad adottare uno status neutrale in cambio di alcune garanzie sulla propria sicurezza e ad abbandonare l'idea di aderire ad alleanze militari di Paesi stranieri. Proposte che sono però restate piuttosto vaghe e alle quali Mosca non ha dato seguito. «Non abbiamo ancora ricevuto risposte alle proposte che sono state espresse a Istanbul. Vediamo alcuni commenti pubblici da parte di funzionari russi, ma stiamo aspettando una risposta formale completa dalla Russia», ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, secondo quanto riporta l'Ukrainska Pravda. Soltanto l'attesa risposta da Mosca chiarirà, ha aggiunto Kuleba, se Putin ha deciso «finalmente di passare a una discussione costruttiva dell'agenda alla ricerca di soluzioni reciprocamente accettabili».


Il ministro Lavrov ha fatto sapere che è questione di ore: «La parte ucraina ha messo su carta la sua visione degli accordi da raggiungere, questi accordi devono essere prima formalizzati. Stiamo preparando una risposta.

C'è un movimento in avanti, soprattutto, nel riconoscere l'impossibilità per l'Ucraina di essere un Paese del blocco della Nato», ha spiegato nel corso di una visita in India con la quale Mosca ha cercato di blandire il gigante asiatico offrendogli ulteriori forniture di petrolio a prezzi stracciati.

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