Qual è il futuro di Bashar Al Assad?

La Russia gioca d’astuzia sul sottile filo della diplomazia: il fatto che il leader alawita resti al potere non è "una questione di principio", ma "un cambio di regime potrebbe diventare un disastro, non solo su scala locale o regionale". Damasco ribatte: "Non ci sarà alcun periodo di transizione senza l’attuale presidente dato che in Siria esistono delle istituzioni ufficiali che funzionano"

Qual è il futuro di Bashar Al Assad?

Qual è il futuro di Bashar Al Assad? Nuove elezioni? Governo di transizione inclusivo o eslcusivo? Dimissioni e fuga a Lattakia? Queste sono le domande che tutti si pongono all’interno della comunità internazionale. Circa un mese fa in un’intervista ai media russi fa il leader alawita affermò di essere “pronto a lasciare qualora il popolo siriano lo richiedesse”. Eppure poche settimane dopo volò a Mosca per incassare il sostegno del suo principale alleato Vladimir Putin lasciandosi alle spalle tutte le voci che anticipavamo la ritirata. Tanto che ai colloqui di Vienna di qualche giorno fa si è parlato di Siria ma non ci si è pronunciati sulla leadership che governerà il Paese una volta sconfitto il terrorismo. Secondo il viceministro degli Esteri siriano, citato dall’agenzia di stampa Sana “non ci sarà alcun periodo di transizione senza l’attuale presidente dato che in Siria esistono delle istituzioni ufficiali che funzionano”. Per il Cremlino invece, il fatto che Assad resti al potere non è “una questione di principio”, ma “un cambio di regime potrebbe diventare un disastro, non solo su scala locale o regionale, tenendo conto della questione dei profughi, potrebbe diventare un grande buco nero”: a dirlo è stata la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, in un’intervista rilasciata ieri a Radio Eco di Mosca.

Insomma, la Russia – che gioca d’astuzia sul sottile filo della diplomazia - non chiede né che Bashar Al Assad stia al suo posto né che se ne vada, ma che siano i siriani a scegliere con le elezioni. L’accento, dunque, passa dalla figura del presidente alla sua funzionalità fino al rispetto della volontà popolare: gli spin doctor di Vladimir Putin sanno perfettamente che se dovessero esserci nuove votazioni, il leader del partito Baath vincerebbe a mani basse, reduce dai risultati ottenuti alle ultime presidenziali (88 per cento dei consensi nel 2013) e dal sostegno popolare nelle zone controllate dall’esercito regolare. La Casa Bianca, ha infatti espresso tramite il suo portavoce Josh Earnest, molti dubbi sulla posizione del Cremlino sul ruolo di Assad nella Siria di domani. La stessa Zakharova, d’altra parte, aveva a stretto giro accusato i massmedia occidentali di voler stravolgere il messaggio, tratteggiando una Russia che fa retromarcia sull’alleanza storica che lega Damasco e Mosca. Niente di più falso. “La nostra posizione sulla soluzione siriana - ha ribadito - non ha subito cambiamenti”.

Tuttavia un rinnovamento strategico c’è. Parlando ieri sera in un incontro con personaggi della cultura e del mondo accademico nella Repubblica del Daghestan (Caucaso settentrionale), Vladimir Putin ha sottolineato: “Siamo pronti a collaborare con tutte le forze in campo che lottano contro il terrorismo, indipendente dalla confessione religiosa e stiamo portando avanti questo lavoro con grande intensità”. Le dichiarazioni del presidente russo giungono dopo l’annuncio da parte del responsabile delle Operazioni delle Forze armate russe, Andrej Kartapolov, in merito al coordinamento fra aviazione russa e gruppi ribelli siriani. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa russa Tass, l’ufficiale ha sottolineato che Mosca ha ripetutamente dichiarato che era pronta a “collaborare con tutte le forze patriottiche siriane nella contro i terroristi di Stato islamico e Al Nusra”, specificando come “queste forze patriottiche, nonostante il loro scontro da quattro anni con le forze governative, sostengono le idee dell’integrità e della sovranità della Siria come Stato indipendente e libero dal terrorismo oltre le ambizioni politiche”.

Allo stesso tempo le dichiarazioni di Putin giungono mentre si è appreso che il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, si vedranno domani a Mosca, mentre la prossima settimana potrebbe aver luogo sempre nella capitale russa un incontro tra rappresentanti dell’opposizione siriana e del governo di Damasco.

La strategia del Cremlino è sottilissima: legandosi ad Assad e alle forze moderate che lo contestano, viene ampliata di fatto la propria forza di rappresentanza in Siria smascherando organizzazioni filo-occidentali come il Consiglio Nazionale Siriano e l’Esercito Libero Siriano che in questi quattro anni hanno monopolizzato il dibattito.

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