Si sparano addosso in una guerra senza quartiere nel cuore dell'Europa, ma via social network rispettano il «nemico» e già ipotizzano di trovarsi tutti uniti su un fronte comune contro i tagliagole jihadisti. I volontari europei, di estrema destra, sul fronte ucraino schierati dalla parte di Kiev, con i filo russi del Donbass dialogano attraverso Facebook. «Quanto durerà ancora questa guerra? Se sopravviveremo andremo poi insieme a caccia di jihadisti ha scritto uno dei 4 francesi che stanno combattendo con i ribelli separatisti. Guillame, il normanno, Michel, Victor Lenta soprannominato «Poirot» e Nicolas, l'avanguardia di quella che vorrebbe diventare una sorta di brigata internazionale. «Troppi imboscati da ambo le parti aizzano all'odio in modo vigliacco», risponde Francesco Saverio, l'italiano del battaglione Azov, formazione ultra nazionalista degli «uomini neri» al fianco di Kiev, che schiera oltre una dozzina di volontari europei. Negli anni '70 aveva aderito ad Avanguardia nazionale e poi al Fronte della gioventù. I suoi interlocutori, più giovani, dall'altra parte della barricata, fanno parte della formazione di estrema destra francese «Unità continentale». Il simbolo sulla mimetica è una specie di celtica sulla bandiera, simile a quella sudista, dell'esercito della Novarossya. L'ideologia è simile, ma gli amici-nemici si combattono su fronti opposti. I francesi scrivono: «Non siamo nello stesso campo, ma fra volontari ci si rispetta. Questo è l'ideale cavalleresco ed europeo».
Lo scambio di messaggi d'altri tempi è stato pubblicato da Gabriele Adinolfi, fondatore di Terza posizione, movimento della destra radicale, su Noreporter, blog di contro informazione. Guillame scrive a Francesco: «Io non odio gli ucraini e neppure gli italiani, mio nonno era friulano. Non vedo l'ora di combattere l'Isis».
Il volontario del battaglione Azov, tornato da pochi giorni in Italia, spiega a il Giornale : «La frattura è l'Ucraina, ma una volta finita la guerra nel Donbass i volontari europei degli opposti fronti farebbero la fila per combattere contro il Califfato in Siria». I francesi filo russi sperano «che il battaglione Azov marci presto su Kiev». Un'idea non troppo lontana dalla realtà a tal punto che l'italiano risponde: «Come sai siamo accampati nella vecchia residenza di Yanukovich, ma si freme per occupare quella di Poroshenko». La dimora di Yanukovich trasformata in base dagli «uomini neri» è quella di Urzun, nel Donbass. Petro Poroshenko è l'attuale presidente ucraino considerato troppo liberale e disposto ad accordarsi con Mosca. Due giorni fa il parlamento di Kiev ha approvato uno «status speciale» per le regioni ribelli ucraine di Donetsk e Lugansk. Il ministero degli Esteri russo lo ha definito «un passo nella giusta direzione». Il premier ucraino, Arseny Yatseniuk, ha annunciato un programma di epurazione tra i dipendenti pubblici che non sono cambiati dalla caduta del presidente filo-russo Viktor Yanukovich. «Un milione di impiegati pubblici finiranno sotto esame» ha spiegato Yatseniuk, con l'obiettivo di sradicare le pratiche di corruzione sopravvissute dalla precedente amministrazione.
In prima linea il cessate il fuoco, per ora, tiene nonostante i combattimenti a singhiozzo attorno all'aeroporto di
Donetsk, roccaforte secessionista. In rete i «camerati» schierati sui fronti opposti vorrebbero ritrovarsi uniti per combattere il Califfato e si augurano reciprocamente «che gli dei vi proteggano».www.gliocchidellaguerra.it
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