Quei tre motivi che potrebbero salvare Trump

Oggi gli americani vanno alle urne per eleggere il nuovo presidente, cioè per confermare per altri quattro anni Donald Trump o sostituirlo con il democratico Joe Biden, già vice di Obama

Quei tre motivi che potrebbero salvare Trump

Oggi gli americani vanno alle urne per eleggere il nuovo presidente, cioè per confermare per altri quattro anni Donald Trump o sostituirlo con il democratico Joe Biden, già vice di Obama. La presidenza Trump è stata sicuramente la più anomala della storia moderna americana. Dobbiamo però intenderci sul concetto di anomalia, cioè anomala per chi e quanto anomala rispetto ai risultati ottenuti?

La stragrande maggioranza di chi in questi anni ha raccontato l'America trumpiana non ha mai avuto dubbi: si è trattato di un disastro da condannare senza appello. Attenzione però, un simile verdetto è dovuto all'aver guardato agli Usa con le lenti deformate dell'ideologia di sinistra e dei canoni compassati dell'establishment europeo. Insomma è figlio di un enorme pregiudizio politico e sociale che non ha permesso di raccontare il fenomeno nella sua complessità.

Riflettiamo. Prima dell'emergenza Covid, cioè dopo tre anni di presidenza, la rielezione di Trump era data quasi per scontata nonostante tutto ciò che contro di lui è stato fatto e scritto. Questo vuol dire che la maggioranza degli americani non era così insoddisfatta del presidente in carica, o peggio inorridita come ci hanno fatto credere i mass media.

La mala gestione del Covid da parte di Trump certamente è un fatto. Però evidentemente i suoi errori sono stati diversi - ed altrettanto gravi - di quelli fatti dalla Merkel, da Macron e Conte, altrimenti Germania, Francia e Italia non sarebbero nelle condizioni in cui sono.

Ma c'è di più. Lo strabismo interessato degli osservatori ha impedito di focalizzare tre punti chiave della presidenza Trump. Il primo è che questa è la prima presidenza americana dell'ultimo secolo che non trascina l'America in guerra o in qualche improvvisata avventura militare per ribadire il suo ruolo di gendarme del mondo. La seconda è che Trump è il primo leader mondiale che ha il coraggio e la forza di porre il caso cinese, cioè quello di una superpotenza comunista che ha come obiettivo quello di egemonizzare l'Occidente attraverso le leve dell'economia e della tecnologia. La terza chiave riguarda gli affari interni americani: tutti gli indicatori economici dicono senza tema di smentita che sotto Trump il benessere degli americani e delle imprese americane è cresciuto come non accadeva da tempo.

«Prima l'America», il motto con cui Trump fu eletto, è stato quindi una

promessa rispettata, e questo non è poco, anzi in politica è cosa rara. Vediamo, è inutile fare pronostici, ma non mi sorprenderei se gli americani confermassero la fiducia a un uomo che quantomeno non li ha presi in giro.

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