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Reporter di al Jazeera in lacrime, ma il dolore è a senso unico

Un reporter di al Jazeera ad Aleppo si commuove per le condizioni dei bambini che vivono nei quartieri controllati dai ribelli. Ma solo nelle ultime 48 ore sono stati 40 i civili uccisi negli attacchi lanciati dagli stessi ribelli contro i quartieri governativi

Reporter di al Jazeera in lacrime, ma il dolore è a senso unico

Sebbene né le truppe russe né quelle siriane, secondo il vice ministro degli Esteri di Mosca, Sergej Riabkov, abbiano intenzione di “lanciare un’offensiva contro Aleppo”, nella città capitale economica e commerciale della Siria, continuano i combattimenti tra l'esercito siriano e i combattenti dei gruppi ribelli islamisti che cercano di resistere nei quartieri periferici della città, tra cui l'ex Fronte al Nusra. Le truppe governative "hanno accerchiato la città di Aleppo e hanno l'intenzione di annichilire i terroristi che vi si trovano", ha dichiarato, infatti, all’agenzia russa Interfax, l'ambasciatore siriano a Mosca, Riad Haddad.

E oggi, nel pieno della battaglia per il controllo di Aleppo, un giornalista siriano di al Jazeera, Milad Fadel, nel descrivere la situazione nei quartieri alla periferia est della città, controllati dai ribelli e dai gruppi islamisti, non ha potuto trattenere le lacrime nel descrivere la sofferenza della popolazione civile, in particolare quella dei bambini e dei neonati. Poi, dal corrispondente della network televisivo del Qatar, è arrivato il j’accuse contro il presidente siriano Assad, che, secondo il reporter terrebbe sotto assedio la popolazione civile senza consentire il passaggio degli aiuti umanitari. "Si dice e si ripete che bisogna riportare ciò che accade in Siria con oggettività, ma di fronte a questo disastro umanitario non possiamo far altro che sostenere questi neonati e bambini che vivono sotto assedio, che non hanno più nulla da mangiare”, dice il reporter prima di scoppiare in lacrime, “non si può non stare dalla parte di queste 300mila persone che cercano delle semplici cure mediche e corridoi umanitari”. Fadel denuncia come "manchi benzina per le ambulanze", mentre "proseguono i bombardamenti del regime e russi sulle zone orientali della città sotto assedio".

Se il reporter di al Jazeera sottolinea in maniera toccante la situazione nelle periferie ad est della città, nelle zone sotto tiro dei ribelli la situazione non è però molto differente. Nelle ultime 48 ore, infatti, nei quartieri controllati dalle truppe governative, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, vicino all’opposizione, 40 persone, di cui più della metà erano donne e bambini, sono morte durante la controffensiva lanciata dai gruppi di ribelli anti-Assad, composti soprattutto dagli ex combattenti del Fronte al Nusra e dal gruppo jihadista Ahrar al Sham.

Il dolore del reporter, è quindi un dolore a senso unico, che dimentica le vittime delle atrocità commesse in questi anni di conflitto dai miliziani dell'opposizione armata, che spesso fanno riferimento ai principali gruppi jihadisti attivi nel Paese. Gruppi che si sono resi responsabili di crimini atroci, come la decapitazione di un bambino di undici anni, accusato di essere una spia del regime, di violenze indiscriminate contro i civili residenti nella città, e di attacchi tra i più sanguinosi di tutta la guerra, come il bombardamento del 2013 alla scuola-università di Aleppo, che provocò centinaia di morti tra i giovani che si trovavano nell’ateneo per sostenere gli esami.

Decine di famiglie nei giorni scorsi, inoltre, sono riuscite ad abbandonare proprio i quartieri ad est della città, attraverso uno dei corridoi umanitari aperti dalle autorità siriane nel valico di Al Sheij. Un valico utilizzato, per lasciare la città, anche dai combattenti che si sono arresi e che hanno deposto le armi approfittando della possibilità di indulto concessa da Assad ai guerriglieri dell’opposizione armata, con un decreto emesso nelle scorse settimane.

Anche da Mosca è stato più volte ribadito che l’aviazione russa sta compiendo delle missioni umanitarie a sostegno della popolazione di Aleppo per evitare che si creino situazioni di estrema crisi come quelle già viste nel Ghouta orientale e a Madaya.

Missioni in cui era impegnato anche l’elicottero Mi-8 russo, abbattuto tre giorni fa dalle stesse forze ribelli che controllano la periferia est di Aleppo, nella provincia di Idlib, provocando cinque morti.

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