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Rivolta contro la cancel culture: Pullman lascia la società degli autori

In Gran Bretagna, tiene banco il dibattito sulla cancel culture e il politicamente corretto. Lo scrittore fantasy Philip Pullman si è dimesso dalla società degli autori

Rivolta contro la cancel culture: Pullman si dimette dalla società degli autori

Philip Pullman è un celebre autore britannico di romanzi per bambini e adolescenti, noto soprattutto per la trilogia fantasy Queste oscure materie, da cui è stato anche tratto un film, La bussola d'oro del 2007. Sia i lettori che i critici considerano Pullman un degno successore di Tolkien, autore de Il Signore degli Anelli, e di CS Lewis, famoso per Le cronache di Narnia. Un curriculum di tutto rispetto, che però non l'ha messo al riparo dalla gogna della cancel culture. Come riportato dal Guardian, Pullman si è dimesso dalla carica di presidente della Society of Authors (SoA) dopo aver difeso il libro di Kate Clanchy, Some Kids I Taught and What They Taught Me, colpevole, secondo la stampa progressista, di aver ritratto alcuni dei suoi ex allievi in modo "razzista", e dunque finito nel tritacarne della cancel culture e dell'ossessione liberal per il politicamente corretto. In una lettera inviata al comitato di gestione della SoA questo mese, l'autore britannico ha affermato che "non sarebbe stato libero di esprimere la sua opinione personale" finché fosse rimasto presidente. Pullman, che rimarrà un membro del consiglio sindacale, ha affermato - in un tweet poi rimosso - che coloro che hanno criticato il libro di Clanchy senza averlo letto avrebbero "trovato una casa confortevole nell'Isis o nei talebani".

Non è stato l'unico a dimettersi. Anche Marina Warner, autrice e storica, professoressa di inglese all'All Souls College di Oxford, ha spiegato al Telegraph le ragioni delle sue dimissioni: "Quello che sta accadendo è un revival della vecchia gogna. Vogliamo sistemare le cose su razzismo e pregiudizio. Ma stanno creando un'atmosfera di repressione e ansia". Lo stesso ha fatto anche Carmen Callil, fondatrice di Virago Press.: "La mia preoccupazione è che editori e agenti non dovrebbero comportarsi come hanno fatto nei confronti di Kate Clanchy e Philip Pullman. Dovrebbero essere i servitori degli scrittori. Non si limitano a bandire le persone".

Pullman si dimette contro la cancel culture

Nel frattempo, le polemiche sul libro di Clanchy sono continuate, dopo che il suo editore l'ha mollata a gennaio a seguito delle accuse di razzismo. Il dibattiti sul lavoro di Clanchy e sul politicamente corretto nell'industria editoriale si sono riaccesi a dicembre quando Clanchy ha scritto un articolo per la rivista Prospect intitolato "Com'è essere cancellati". Ciò ha fatto seguito a un articolo del Telegraph sulla crisi della narrativa letteraria, in cui l'editore Pan Macmillan Philip Gwyn Jones ha espresso "rimpianti" per come lui e i suoi colleghi avevano gestito la critica iniziale del libro di Clanchy.

Dal canto suo Pullman ha spiegato che è stato "un privilegio" ricoprire la carica di presidente e ha aggiunto: "I recenti eventi hanno reso evidente che quando sorge una divergenza di opinioni, non esiste un modo semplice per risolverla all'interno della costituzione o delle pratiche consolidate della società" ha osservato. "Quando è diventato chiaro che le mie affermazioni venivano considerate come se rappresentassero le opinioni della società nel suo insieme (sebbene non facessero nulla del genere e non fossero intese a farlo), e che ero pressato da persone sia dentro e fuori dalla società per ritrattarle e scusarmi, mi sono reso conto che non sarei stato libero di esprimere le mie opinioni personali finché fossi rimasto presidente. Stando così le cose, con grande rammarico e dopo una lunga riflessione ho scelto di dimettermi". Pullman è membro della SoA da 35 anni. Il suo primo mandato quinquennale come presidente è iniziato nel 2013 ed è stato eletto per un secondo mandato che sarebbe dovuto scadere nel 2023.

Il politicamente corretto manda al rogo i libri degli scrittori troppo bianchi

Il problema della cancel culture riguarda tutto il mondo anglosassone. Come già scritto sulle colonne di questo giornale, in tutto il Nord America è in atto una vera e propria ondata di censura da parte dei consigli scolastici, intenti a liberare i curriculum dalle "influenze coloniali" o "incentrate sui bianchi". Come riportato di recente da Radio-Canada, l'Ontario Providence Catholic School Board ha recentemente distrutto circa 5.000 libri per bambini che avrebbero "stereotipato" i nativi americani. Il consiglio scolastico ha soprannominato i roghi letterali dei libri come una cerimonia di "purificazione", volta a "seppellire le ceneri del razzismo, della discriminazione e degli stereotipi nella speranza che cresceremo in un paese inclusivo in cui tutti possano vivere in prosperità e sicurezza". Inutile sottolineare che non è certo con un rogo di libri che si combatte contro il razzismo, anzi. Il politically correct sembra concretizzare ciò che Ray Bradbury immaginava nel suo romanzo distopico Fahrenheit 451: ovvero la temperatura alla quale bruciano i libri in un futuro oscuro dove non è concesso leggere.

Futuro che non sembra essere affatto lontano, dopotutto.

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