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Il ruolo dell'Intelligenza Artificiale nei conflitti del futuro

L'uomo dovrà essere sempre determinante nella decisione finale nei sistemi dotati di intelligenza artificiale. È una linea che non dovrà essere mai attraversata

Il ruolo dell'Intelligenza Artificiale nei conflitti del futuro

Lo scorso febbraio la società aerospaziale Hanwha Systems, azienda leader nel settore della difesa della Corea del Sud ed il Korea Advanced Institute of Science and Technology o KAIST, hanno lanciato un progetto per lo sviluppo di tecnologie basate su Intelligenza Artificiale da applicare ai sistemi d’arma. Il polo universitario per la ricerca scientifica e Hanwha svolgeranno vari studi su come le tecnologie di quarta rivoluzione possano essere utilizzate sui futuri campi di battaglia. Il sistema d’arma basato su Intelligenza Artificiale è ritenuta la terza rivoluzione nel campo di battaglia dopo la polvere da sparo e gli asset strategici.

Nello specifico il centro di ricerca svilupperà quattro tecnologie basate su IA: un sistema di comando e controllo per i missili, un algoritmo per la navigazione dei sottomani senza equipaggio, una piattaforma da addestramento aeronautico ed una tecnica di tracciamento degli oggetti. Stati Uniti e Russia stanno già sviluppando armi con intelligenza artificiale. Più di 20 paesi hanno già chiesto alle Nazioni Unite di porre un veto sullo sviluppo dei sistemi d'arma equipaggiati con Intelligenza Artificiale.

Il ruolo dell'intelligenza artificiale: Il processo decisionale

Gli scienziati stimano che entro i prossimi dieci anni la tecnologia sarà abbastanza matura per sviluppare un’arma autonoma in grado di decidere chi o cosa distruggere. Le insidie che si nascondono dietro la tecnologia autonoma e l’intelligenza artificiale sono molte, così come le implicazioni giuridiche ed etiche. Ad oggi, quando si tratta di Warfighting, l’uomo fa sempre parte dell'equazione. Ma sarà sempre cosi? I sostenitori delle armi autonome affermano che tali asset contribuiranno a ridurre i costi e le vittime in guerra. Diverso il punto di vista di chi crede, invece, che l’IA sarà impiegata su larga scala e con un grado sempre maggiore di autocoscienza. Appare evidente che sono necessarie delle regole per governare la futura guerra gestita dalle IA, con la consapevolezza che non tutte le potenze mondiali potrebbero non rispettarle. Ad esempio Hanwha: è uno dei maggiori produttori di armi della Corea del Sud. Produce munizioni a grappolo che sono vietate in 120 paesi in base ad un trattato internazionale. Tuttavia Corea del Sud, Stati Uniti, Russia e Cina non sono firmatari della convenzione. Prima ancora di costruire un Terminator sarebbe imperativo scrivere delle leggi che dovranno vincolari tutti i paesi nel mondo. Nessuno dovrebbe costruire delle macchine totalmente auto-coscienti. E’ imperativo capire quale sia il limite prima di creare qualcosa come un Terminator fisico o informatico. L’uomo dovrà sempre essere inserito nel ciclo decisionale.

Lo studio del Defense Science Board

“Il Dipartimento della Difesa deve accelerare lo sviluppo di sistemi automatizzati, sia per il loro valore militare che per mantenere il vantaggio tecnologico sugli avversari. Macchine e computer in grado di elaborare molti più dati rispetto a quanto possano fare gli umani, permetteranno agli Stati Uniti di scardinare l’asset di un avversario. Questo è il motivo per cui è vitale per gli Stati Uniti mantenere un vantaggio militare. Tuttavia dobbiamo essere in grado di consentire ai team umani e non di intervenire, correggere o interrompere le azioni in modo tempestivo e appropriato qualora si verificasse un problema con l’IA. La macchina deve essere verificabile ed in grado di conservare e comunicare un immutabile e comprensibile ragionamento dietro le sue decisioni, a sostegno delle azioni compiute”. Nello studio della Defense Science Board, si consiglia al Dipartimento della Difesa, di “effettuare una serie di esperimenti sui prototipi che potrebbero dimostrare un chiaro valore operativo”.

Visualizing the Tactical Ground Battlefield in the Year 2050

Il campo di battaglia tattico del 2050 supererà tutte le aspettative dal momento che robot assassini e Super-Umani avranno un ruolo di primo piano nelle guerre del futuro. Questa la previsione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e della US Army Research Lab (ARL), in uno studio dal titolo "Visualizing the Tactical Ground Battlefield in the Year 2050”.

“Il campo di battaglia del futuro sarà popolato da un numero inferiore di esseri umani. Quelli sul campo di battaglia, però, avranno capacità fisiche e mentali superiori. Avranno una migliore percezione dell’ambiente e saranno più forti, intelligenti e potenti. Combatteranno fianco a fianco ai Killers Cacciatori Automatizzati di vario genere. Il successo nella guerra del futuro sarà determinato da sette fattori: realtà aumentata, processo decisionale automatizzato, nuove armi, mira computerizzata, auto-organizzazione su larga scala, modellazione cognitiva dell'avversario, capacità di reazione in un ambiente estremo con scarse informazioni”.

Nel rapporto, si elencano anche le truppe del futuro: robot assassini autonomi prodotti su larga scala e pochi umani. Questi ultimi, però, per reggere il confronto con le truppe automatizzate dovranno essere equipaggiati con tecnologia di ultima generazione.

I Super-Umani

“Dotati di esoscheletri avanzati, i Super-Umani gestiranno una serie di tecnologie che garantiranno loro un’agevole rilevamento e miglioramenti cognitivi. I Super-Umani saranno delle macchine da guerra spaventose ed inarrestabili: saranno corazzati e dotati di armi laser. Considerando che la comunicazione, nello scenario del futuro, sarà fondamentale, si dovrà schermare l’esoscheletro contro ogni attacco (Emp, hacker) nemico. Uno scudo di energia (sappiamo che già esistono) potrebbe essere una soluzione anche se allo studio ci sono dei robot-cloud che avrebbero il compito di schermare l’operatore dagli attacchi informatici. La stessa armatura del Super-Umano dovrà essere autorigenerante, in grado di mimetizzarsi, apprendendo dall’ambiente circostante e garantire un’ottimale fonte di alimentazioni a tutti i sistemi implementati”.

Quattro le possibili fonti di energia: energia nucleare mobile, alimentazione wireless, energia rinnovabile organica e capacità di attingere alle infrastrutture nemiche. “I Super-Umani saranno dotati di ‘leeches’ (sanguisughe). Droni lanciati dall’operatore verso una fonte di energia. Giunti a destinazione, i leeches trasmetteranno l’energia all’esoscheletro dell’umano”. Appare evidente, che il primo obiettivo della guerra del 2050 saranno le fonti di energia per mantenere operativi robot e Super-Umani sul campo di battaglia.

“I Super-Umani dovranno essere diversi anche senza l’equipaggiamento che gli forniremo. Ecco perché la possibilità di modificare il loro DNA va presa in seria considerazione. I Super-Umani dovranno avere migliori capacità fisiche e cognitive del soldato dei reparti speciali. La presenza dei super soldati sul campo di battaglia del 2050 è altamente probabile, considerando che le varie componenti necessari per consentire questo sviluppo esistono e sono in fase di rapida evoluzione".

Il Programma BRAIN

L'esercito americano continua a sviluppare una interfaccia neurale impiantabile in grado di colmare il divario tra la mente umana ed i computer. Il nuovo sistema, che mira a velocizzare il trasferimento dei dati tra il cervello ed il mondo digitale, rientra nel programma BRAIN, fortemente voluto dall’ex amministrazione Obama. Il programma BRAIN o Brain Research through Advancing Innovative Neurotechnologies è sviluppato dalla DARPA. Si parla di un “dispositivo biocompatibile impiantabile non superiore ad un centimetro cubo. Agirà come un traduttore per convertire il linguaggio elettrochimico dei neuroni del cervello in codice binario". L’obiettivo del più ampio programma Neural Engineering System Design è quello di aumentare la velocità di trasmissione e ricezione dei dati tra mente umana e macchine. La DARPA intende sviluppare un sistema in grado di comunicare con un massimo di un milione di neuroni alla volta. Oltre all’applicazione in campo militare, tale interfaccia neurale potrebbe fornire un valido supporto nel campo della neuroscienza. Il programma NESD annovera anche il Restoring Active Memory (RAM). RAM dovrebbe essere in grado, grazie ad un’interfaccia neurale impiantabile, di ripristinare i ricordi perduti in soggetti con lesioni cerebrali traumatiche. La DARPA spera di creare un modello di calcolo multi-scala che possa descrivere “il codice sorgente della memoria”. Il prossimo passo della DARPA sarà quello di creare una interfaccia neurale con la capacità di colmare “le lacune nel flusso di memoria nel cervello dopo una lesione traumatica”.

L'impianto stimolerebbe il cervello per aiutare a ripristinare la sua capacità di creare nuovi ricordi.

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