Dopo la caduta del muro di Berlino si pensava che fosse finita l'epoca della corsa allo spazio, delle spie sovietiche in territorio americano e viceversa. Si pensava che il crollo dell'Unione Sovietica, l'avvicinamento della Russia all'Europa e l'ingresso di Putin nel G8 avessero concluso un'epoca storica vissuta con l'angoscia di nuovi conflitti pronti a deflagrare. Con la riunificazione tedesca si pensava che fosse giunta al termine l'epoca delle restrizioni ai viaggi delle persone, dei passaggi impossibili da Est a Ovest e viceversa. Invece, dopo la crisi ucraina, l'addio di Putin al G8, le sanzioni, gli scudi missilistici pronti ad essere collocati in Ucraina, dopo la rottura di quel patto non scritto secondo cui gli Stati dell'orbita sovietica non sarebbero dovuti entrare nella Nato, il mondo è ripiombato nell'incubo della contrapposizione "armata" tra Russia e Stati Uniti.
Che non è solo competizione economica o geopolitica. Ma torna a coinvolgere la vita di tutti i cittadini. In Russia, ieri, il ministero degli esteri guidato da Sergej Lavrov ha emesso un documento diretto ai viaggiatori e turisti che decidono di andare in Europa o oltreoceano. I cittadini russi in viaggio all'estero, scrive il ministero, "devono fare attenzione alle forze dell'ordine e ai servizi speciali statunitensi, poiché queste agenzie vanno a caccia di russi in tutto il mondo". L'accusa è dura e non lascia molto spazio al lessico diplomatico: "Ritenendo di essere autorizzata a fare tutto ciò che vuole, Washington si spinge fino a rapire i nostri cittadini".
Per sostenere la tesi è stato portato l'esempio più recente, cioè quello di Vladimir Drinkman, il presunto hacker accusato di aver clonato ed usato in modo fraudolento milioni di carte di credito americane. Dopo due anni di carcere in Olanda, contro il parere del Cremlino, Vladimir Drinkman è stato estradato negli Stati Uniti dove verrà sottoposto a processo e rischia anche l'ergastolo. L'uomo si è dichiarato estraneo alle accuse di chi sostiene che sia stato lui, insieme ad altri complici, a installare il software spia per rubare dati dalle reti informatiche di compagnie finanziarie e aziende in tutto il mondo. Quando a febbraio il presunto pirata informatico è arrivato nel New Jersey, il Cremlino si era detto pronto a fare di tutto per riportarlo in patria.
Oggi, invece, la nuova denuncia diretta contro Washington: "Le autorità americane continuano nell'inaccettabile pratica di cacciare i russi in tutto il mondo, ignorando le norme delle leggi internazionali e piegando le volontà degli altri Paesi". Il comunicato, dimostra che le relazioni diplomatiche sono tornate estremamente fredde. Il motivo lo ha espresso in una intervista di qualche mese fa il padre della Russia moderna, Mikahil Gorbaciov, quando, dicendosi preoccupato per la situazione attuale, ha aggiunto: "Siamo di fronte a una crisi della politica europea e mondiale. Una delle cause di questa crisi, ma non l'unica, è la non disponibilità dei nostri partner occidentali a tenere conto del punto di vista della Russia e dei legittimi interessi della sua sicurezza". Vale a dire che la Russia rivendica il diritto di poter influenzare il corso politico globale e di difendere i propri interessi, ma l'Europa e Obama non vogliono riconoscerlo.
E' questa la chiave per capire la gestione dei rapporti tra La Casa Bianca e il Cremlino.
"Consiglierei ai leader occidentali di analizzare attentamente la situazione, invece di dare tutte le colpe alla Russia - concludeva Gorbaciov - e di ricordare quale Europa eravamo riusciti a creare". Ora, invece, si è tornati indietro. Con la Russia che mette in guardia i suoi viaggiatori dal pericolo dell'intelligence americana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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