Sale ancora il numero delle vittime a Gaza, dove da venerdì diciotto cittadini arabi sono morti per mano dell'esercito israeliano, dopo che in migliaia sono tornati in strada a protestare nel Giorno della terra, in cui ogni anno i palestinesi ricordano i fatti del 30 marzo 1976 e l'espropriazione di territori della Galilea per mano di Israele.
È il 25enne Ahmed Arafa l'ultimo palestinese morto, nella località di Bureij secondo quanto conferma il ministero della Salute della Striscia di Gaza. Anche lui ammazzato a colpi d'arma da fuoco dall'esercito israeliano, che solo venerdì ha fatto sedici vittime nella zona della barriera con Israele.
''Abbiamo fissato regole di comportamento chiare e non intendiamo cambiarle. Chi si avvicina ai recinti di frontiera, rischia la vita'', ha ribadito oggi il ministro della difesa israeliano Avigdor Lieberman. Venerdì 800 persone sono state colpite da proiettili veri, su un totale di duemila feriti.
"Ci vennero date le stesse istruzioni sei anni fa", ricorda sul magazine +972 Shai Eluk, ex soldato
della Brigata Nahal e ora attivista, che scrive come anche allora ai soldati e ai cecchini schierati nel Giorno della terra fosse stato dato l'ordine di sparare a chiunque avesse violato la zona cuscinetto di trecento metri.
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