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Ora i sauditi promettono indagini sulla tragedia al pellegrinaggio

Mentre l'Iran biasima la gestione, le autorità accusano i fedeli. Un anno di sciagure nel luogo santo dell'islam

Ora i sauditi promettono indagini sulla tragedia al pellegrinaggio

Tanti, tantissimi i morti. Più di 700. Un numero che fa impressione e che va a iscriversi in una lunga lista di tragedie avvenute alla Mecca, luogo santo dell'islam, dove milioni di pellegrini ogni anno arrivano per adempiere a uno dei doveri religiosi più importanti, il pellegrinaggio con i suoi riti.

Tante vittime nello stesso giorno non si vedevano da tempo. Per risalire a una tragedia peggiore a quella che si è consumata ieri bisogna ritornare al luglio del 1990, quando quasi 1.500 persone morirono per asfissia in uno dei tunnel che dalla Mecca portano a Mina, un percorso di pochi chilometri fino al luogo della "lapidazione di Satana" a Jamarat e alle grandi tendopoli dei pellegrini.

Il giorno dopo, l'Arabia Saudita deve fare i conti con il biasimo che arriva da più parti. L'Iran, che con la monarchia del Golfo ha contenziosi che vanno ben al di là del singolo dato religioso, accusa Riyad di "cattiva gestione" e di non avere implementato misure adeguate alla massa di persone impegnate nel pellegrinaggio, che si stimano ogni anno in almeno due milioni. L'Ayatollah Ali Khamenei ha annunciato tre giorni di lutto, perché sono almeno 131 gli iraniani che hanno perso la vita ieri.

Alcuni testimoni parlano di una gran calca. "La polizia aveva chiusto tutti gli accessi e le uscite dal campo dei pellegrini, lasciando uno solo in funzione", racconta alla France Press Ahmed Abu Bakr, 45enne libico che insieme alla madre si è salvato dalla ressa mortale.

Per contro, il ministero della Salute saudita indica nei pellegrini i responsabili di quanto avvenuto, sostenendo che non abbiano seguito le istruzioni date dalle autorità e promettendo un'inchiesta in tempi rapidi per stabilire esattamente come siano potute morire 700 persone.

E se il dicastero non ci sta ad assumersi la responsabilità di quanto avvenuto, anche a fronte di numerosi progetti messi in opera negli ultimi anni per provare a incanalare meglio l'enorme flusso di persone nella città santa, deve però fare i conti con una sequela di morti che non è iniziata ieri, nel giorno della Festa del sacrificio.

Questo mese più di cento persone sono rimaste uccise nel crollo di una gru che ha sfondato il tetto della Moschea grande della Mecca.

Un "incidente" su cui si deve ancora fare luce e che ha portato per ora le autorità a prendere le distanze dal Bin Laden Saudi Group, multinazionale fondata dal padre dell'ex leader di al-Qaida, che ormai da anni ha in mano gli appalti cittadini.

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