Sui social network circola a ritmo vorticoso lo sdegno per il terribile attentato che ha sconvolto Parigi, causando la morte di dodici persone dopo l’assalto al giornale satirico "Charlie Hebdo". C’è chi rilancia alcune vignette pubblicate dal giornale e chi invece scrive "Je suis Charlie" ("io sono Charlie"). Molti hanno cambiato l'icona su Twitter mettendo una scritta bianca e grigia su sfondo nero: #JeSuisCharlie. Lo ha fatto anche l'ambasciata degli Stati Uniti a Parigi. Diverse persone, nella capitale francese, sono scese in piazza con in mano un cartello sui cui era vergata la scritta "Je suis Charlie". Un segno di vicinanza e di affetto in un momento così terribile non solo per la Francia ma per tutto il mondo libero.
"La libertà di espressione è un diritto umano", ha twittato Amnesty Italia. Ma è senza dubbio "#JeSuisCharlie" l'hashtag utilizzato da chi non vuole smettere di essere libero. Molti rilanciano le foto del direttore Charb e dei vignettisti Cabu, Tignous e Wolinski, barbaramente uccisi nell'attacco. Il ministro italiano degli Esteri Paolo Gentiloni ha twittato: "La stampa libera, ma libera veramente #Wolinski #JeSuisCharlie".
Anche su Facebook è scattata la gara di solidarietà, ricordo e denuncia con la pagina "Je Suis Charlie" che raccoglie un numero sempre più
alto di "mi piace". Purtroppo, sia su Facebook che su Twitter, non mancano quanti esprimono gioia per l'attacco alla redazione del giornale satirico francese, alimentando polemiche e discussioni al limite della decenza.
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