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Semipalatinsk, per non dimenticare

Il 29 agosto di ogni anno, dal 2010, i paesi membri delle Nazioni unite, ossia l'intera comunità internazionale, si riuniscono per celebrare la Giornata mondiale contro gli esperimenti nucleari. I più non lo sanno, ma trattasi di una commemorazione legata ad un tragico ricordo del Kazakistan: il trauma di Semipalatinsk.

Semipalatinsk, per non dimenticare

Il 29 agosto di ogni anno, dal vicino eppure lontano 2010, per le Nazioni Unite è la Giornata internazionale contro gli esperimenti nucleari. Una data di raccoglimento entrata ufficialmente nel calendario laico dell'intera comunità il 2 dicembre 2009, per mezzo della risoluzione 64/35 dell'Assemblea generale, che ha a che fare col passato e col futuro. Il passato del Kazakistan. E il futuro del mondo.

Il Kazakistan non dimentica Semipalatinsk

Semipalatinsk non esiste più. Per i kazaki e per Google Maps, dal 2007 è Semej. Perché il nome precedente aveva oramai assunto nell'immaginario collettivo, non soltanto del Kazakistan, un significato funesto, di tragedia, disastro, morte. Semej per investire questa tormentata città d'aria di speranza, perché Semipalatinsk era, per tutti, quel sito nucleare utilizzato dall'Unione Sovietica per ben 456 volte dal 1949 al 1989. Per il popolo kazako, Semipalatinsk è un trauma da superare, ma è anche un ricordo da conservare gelosamente. Perché fu proprio da qui che, il 29 agosto 1989, con la chiusura del sito nucleare – poi formalizzata ufficialmente due anni dopo da Nursultan Nazarbaev –, sarebbe scaturito il dirompente e irrefrenabile moto indipendentistico. Davide contro Golia. La rabbia urlante di Semipalatinsk, amplificata con un megafono dallo scrittore Olzhas Suleimonov, contro il silenzioso colosso sovietico. E vinse Semipalatinsk – anche per questo, i kazaki non dimenticano.

La storia di Semipalatinsk è il motivo per cui, oggi, esiste la Giornata internazionale contro gli esperimenti atomici. E per cui, sin dal conseguimento dell'indipendenza dall'Unione Sovietica, il Kazakistan ha cercato di porsi alla testa del movimento mondiale per il disarmo nucleare – ottenendo, tra le varie cose, proprio l'istituzione di questa giornata. Un ruolo-guida che ha guadagnato col tempo, partorendo iniziative come la "zona franca da armi nucleari dell'Asia nucleare" e la Dichiarazione universale sulla costruzione di un mondo libero da armi nucleari – quest'ultima, ad oggi, è stata firmata da due terzi delle Nazioni Unite.

Il messaggio di Guterres

Le Nazioni Unite non hanno dimenticato il contributo del Kazakistan alla causa di un mondo libero da armi atomiche, affinché non si ripetano più tragedie come quella di Semipalatinsk – un milione e mezzo di kazaki raggiunti dalle radiazioni dal 1949 al 1989, eredi delle vittime collaterali che ancora oggi hanno il 50% di probabilità in più di avere figli con malformazioni –, e lo hanno ricordato proprio quest'anno, con un editoriale aperto di António Guterres sull'Astana Times.

L'attuale segretario generale delle Nazioni Unite ha spiegato il significato di questa importante giornata, che è "un riconoscimento globale dei danni catastrofici e persistenti fatti nel nome della corsa alle armi nucleari" ed "un modo per ricordare coloro che hanno sofferto" a causa di ciò. Ma è anche un "campanello d'allarme per il mondo, affinché introduca un divieto legalmente vincolante su tutti gli esperimenti nucleari". Dalle colonne dell'Astana Times, Guterres ha lanciato un appello che, si spera, non resti inascoltato: "Questo è il momento per far entrare pienamente in vigore il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari".

Con la mente a Hiroshima e Nagasaki, laboratori umani delle prime atomiche, Guterres ha gridato nel deserto: "Le armi nucleari non hanno spazio nel nostro mondo, ché non garantiscono né vittoria né sicurezza, ma soltanto distruzione".

Il messaggio del governo kazako

In parallelo all'appello di Guterres, il capo della diplomazia kazaka, Mukhtar Tileuberdi, ha reiterato il supporto di Nur-Sultan all'attuazione integrale del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti integrali, congratulandosi con tutti quegli stati che hanno recentemente deciso di appoggiarlo – portando le firme a 186 e le ratifiche a 173 –, e invitato le potenze del nucleare militare a non violare la moratoria sugli esperimenti e, se possibile, ad accettare di sottostare al Trattato di cui sopra.

In un'epoca quale quella attuale, dove alla paura della distruzione mutua assicurata va sostituendosi la disinvoltura nucleare – complice lo sviluppo delle cosiddette armi atomiche tattiche –, rispondere agli appelli di Guterres e Tileuberdi non può equivalere che ad una cosa: avere a cuore il presente e il futuro del mondo.

Che passa dal trasmettere a contemporanei e posteri, kazaki e non, le memorie di Hiroshima, Nagasaki, Semipalatinsk e di tutte le altre vittime di questa super-arma.

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