Cultura e Spettacoli

I Simpson e la follia del politically correct

Nuova follia del politicamente corretto: secondo Hank Azaria, storico doppiatore di Apu dei Simpson, la serie ha contribuito ad alimentare il "razzismo strutturale" negli Stati Uniti

I Simpson e la follia del politically correct

L'idiozia del politicamente corretto sembra non conoscere più limiti. L'ultima follia riguarda il personaggio di Apu dei Simpson, già al centro di - assurde - polemiche negli ultimi anni con l'accusa di fomentare stereotipi negativi nei confronti degli indiani e di darne un'immagine distorta: ebbene Hank Azaria, lo storico doppiatore e comico americano che ha dato voce al personaggio di Apu Nahasapeemapetilon nella serie animata dal 1989 allo scorso anno, ha chiesto scusa "a ogni singola persona indiana" per aver interpretato quel ruolo, pronto a riconoscere le sue responsabilità sulle "conseguenze negative" che possono esserne derivate.

E ora il doppiatore di Apu dei Simpson si scusa con la comunità indiana

Come riporta il Corriere della Sera, Azaria, 56 anni, è tornato sull’argomento durante il podcast Armchair Expert, dicendosi convinto che i Simpson abbiano alla base delle buone intenzioni, ma che abbiano contribuito al "razzismo strutturale" presente negli Stati Uniti. Un mantra dei liberal negli ultimi anni, usato anche in chiave anti-Trump durante le elezioni presidenziali dello scorso anno, tanto da diventare una vera e propria ossessione. Dopo più di 30 anni, dunque, Hank Azaria si è "accorto" quanto il suo doppiaggio fosse potenzialmente offensivo. La sua colpa? Quella di essere un maschio, bianco, privilegiato. Fattori che alimentano il suo senso di colpa: "Davvero non ne avevo idea. Non ci avevo pensato all’inizio. Non mi rendevo conto di quanti vantaggi avessi avuto, essendo un ragazzo bianco cresciuto nel Queens". Fra queste affermazioni e la furia iconoclasta che abbatte le statue dei confederat (e non solo)i, in realtà, non c'è alcuna differenza di fondo: ambedue sono un riflesso della cancel culture progressista che vuole cancellare la storia e rimodellare il mondo della cultura e dell'intrattenimento secondo i nuovi canoni del politicamente corretto.

L'addio dopo le polemiche

All'inizio dello scorso anno Hank Azari, il doppiatore bianco del mitico Apu, gestore del Jet Market dei Simpson, dichiarò che avrebbe lasciato l'incarico dopo che il suo personaggio era finito nel mirino del politically correct. Controversa nata con la pubblicazione, nel 2017, del documentario "Il problema con Apu", diretto dal comico di origini indiane Hari Kondabolu, che descriveva Apu e il suo doppiatore Azaria come "un uomo bianco che fa l’imitazione di un uomo bianco che prende in giro mio padre". Il documentario, che ha fatto a lungo discutere gli Stati Uniti, racconta l’influenza del personaggio sulle vite di molti attori e comici indiani, e in generale il problema della rappresentazione delle minoranze. A essere offensivo, secondo Kondabolu, è soprattutto il fatto che a doppiare Apu è stato fin dall’inizio Hank Azaria, che ha la colpa di essere bianco. Da quel momento in poi per i produttori dei Simpson Apu è diventato un serio problema, così come gli altri personaggi di colore doppiati da attori bianchi.

Anche i Simpson s'inchinano a Black Lives Matter

Nelle scorse settimane, dopo oltre 30 anni passati a dare voce al dottor Julius Hibbert, l'attore Harry Shearer è stato sostituito dal doppiatore di colore Kevin Michael Richardson: l'anno scorso i produttori di uno degli show più longevi del mondo, infatti, su pressione del movimento Black Lives Matter, si erano impegnati a non far doppiare più personaggi di colore ai bianchi. Come scrisse tempo fa Renato Franco sulle pagine del Corriere della Sera, la forza dei Simpson è sempre stata l’anarchica, dissacrante, politicamente scorretta, corrosiva, il non fare sconti a nessuno, a partire dal capobranco wasp Homer – inetto come pochi – che era il lasciapassare per ironizzare su tutto e tutti, per fare sarcasmo su stereotipi razziali, religiosi, di genere, di età, di orientamento sessuale, senza essere accusati di pregiudizi.

Nel corso degli anni, tuttavia, quell’ironia dissacrante che non faceva sconti a nessuno e faceva arrabbiare tutti ha lasciato il posto all’ideologia del politicamente corretto, annacquando la creatività di una serie che è ormai la copia sbiadita di quella che era un tempo.

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