Il presidente egiziano al Sisi non condivide le critiche occidentali all’intervento russo in Siria contro Isis. Anzi, ritiene che le bombe sganciate dai caccia di Mosca possano infliggere un colpo fatale all'Isis. La posizione dell'Egitto sulla crisi siriana è espressa dal ministro degli Esteri, Sameh Shoukry. "L’ingresso (nel teatro siriano) della Russia, viste le sue potenzialità e capacità avrà l’effetto di sradicare il terrorismo in Siria", ha detto Shoukry. Le parole del ministro rappresentano un’ulteriore segnale di smarcamento del Cairo dagli Usa e di avvicinamento alla Russia, dopo la visita di Al Sisi ad agosto a Vladimir Putin, in cui i due Paesi hanno proposto di formare una coalizione per combattere il terrorismo in Medio Oriente. Ancora prima, a
giugno, Egitto e Russia hanno effettuato le prime esercitazioni navali congiunte della loro storia.
La cancelliera tedesca Angela Merkel in una intervista alla radio osserva che gli sforzi militari sono necessari ma non metteranno fine al conflitto siriano, per il quale serve un processo politico in cui coinvolgere il regime di Damasco. "Per arrivare ad una soluzione politica, è necessario che i rappresentanti di entrambe le parti, opposizione e governo, e altri, per un successo finale", ha spiegato la Merkel, secondo la quale Russia, Usa, Arabia Saudita e Iran possono giocare un ruolo importante, insieme a Francia, Germania e Gran Bretagna.
Intanto il Cremlino canta vittoria, sottolineando che l’Isis è "quasi all’angolo", e che "panico e diserzione" si diffondono tra i militanti, con "circa 600 mercenari già in fuga verso l’Europa": è il trionfante bollettino di guerra del Cremlino dopo soli quattro giorni di raid aerei, con oltre 60 attacchi e più di 50 infrastrutture del Califfato distrutte. Un bilancio che, al netto della possibile propaganda, mette in imbarazzo la coalizione anti Isis guidata dagli Usa, le cui incursioni aeree hanno portato ben scarsi risultati dopo un anno e mezzo, senza fermare l’avanzata dei jihadisti. L’Occidente però rinnova (in primis Usa e Gb) rinnova le sue accuse a Mosca di colpire anche i ribelli moderati anti-Assad, due gruppi dei quali - secondo il Washington Post -
avrebbero già chiesto al Pentagono armi antiaeree. "I russi stanno sostenendo il macellaio Assad, peggiorando davvero la situazione", ha denunciato il premier britannico David Cameron, dopo che il suo ministro della difesa Michael Fallon aveva lamentato che solo un raid russo su 20, pari al 5%, ha come obiettivo le postazioni dell’Isis. Anche il presidente turco Erdogan è irritato, e ha annunciato che chiederà a Putin di rivedere i suoi piani, di cui Ankara è la prima a pagare il prezzo.
Ma torniamo alla guerra sul campo. La Gran Bretagna fa sapere che raddoppierà la propria flotta di droni che operano contro l’Isis. Lo ha reso noto il premier David Cameron in un'intervista al Sunday Telegraph.
L’iniziativa fa parte di un rafforzamento dell’impegno militare del Regno Unito contro lo Stato islamico che prevede, fra l’altro, centinaia di milioni di sterline per fornire le forze speciali di Sua maestà di nuovi equipaggiamenti.
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